Immagini dal sottosuolo. Haring e Buggiani a Cagliari


Documenta l’importante sodalizio artistico a New york tra Keith Haring e Paolo Buggiani, la mostra in corso all’Exma. Uniti da rivoluzionari messaggi di libertà e pace. Agli albori della Street Art.

In una New York di fine anni Settanta ricca di stimoli e in pieno fermento culturale, l’appena ventenne Keith Haring decide che la metropolitana di Manhattan è il luogo ideale per le sue sperimentazioni artistiche. Laboratorio ottimale per dare forma a un personale e riconoscibilissimo repertorio di immagini che lo renderà celebre in tutto il mondo. Le superfici privilegiate sono quelle in cartoncino nero che si affiggevano sopra le pubblicità scadute e lo strumento espressivo un semplice gessetto bianco. Simboli e icone apparentemente elementari, in una commistione tra arte aborigena, indiana e primitivismo - rigorosamente senza soluzione di continuità - di forte impatto visivo e immediatezza espressiva, invadono la metropolitana di NY dal 1980 al 1985. Prendendo le mosse dai cut-up di William Burroughs, attraverso forme sintetiche e geometrizzanti, Haring mette insieme dischi volanti, cani abbaianti, bambini a carponi e radianti, tv roboanti, per un totale di oltre 5.000 “lavagne metropolitane”, con l’obiettivo di denunciare una società al limite del consumismo, orientata alla discriminazione di genere e ad una politica oppressiva. “Era una linea continua, una linea molto forte graficamente, e soggetta a un limite temporale. Dovevo lavorare più velocemente possibile. Senza poter correggere niente. In realtà non potevo permettermi di sbagliare. Dovevo stare attento a non farmi prendere”. Dichiara in una delle sue ultime interviste.



Ma c’è chi quei subway drawings ha iniziato a fotografarli, per poi staccarli dai muri o raccoglierli da terra, quando non riusciva a coinvolgere gli stessi operai per strapparli prima di sovrapporci nuove pubblicità. Stiamo parlando del pattinatore volante, dell’uomo che dipingeva sulla neve, del funambolo irriverente col pallino del fuoco. Ovvero Paolo Buggiani. Il primo a intuire il fenomeno sociale della Street Art. “I graffiti mi interessano come forma rivoluzionaria di espressione”. Ed è proprio da questo prezioso nucleo d’opere recuperato che nasce la mostra in corso all’Exma, dopo essere passata per il Museo Medici Riccardi a Firenze. Sono 15, le opere originali di Haring accostate alle 30 dello stesso Buggiani, tra fotografie che documentano performance e installazioni nella Grande Mela, alcune delle quali ritoccate per una resa tridimensionale. Ma non potevano mancare le macchine metamorfiche in lamiera assemblata. Quelle forgiate col fuoco dallo stesso artista. Coccodrilli, serpenti e altri rettili si accostano a sculture più imponenti che affondano le radici nel mito come Icaro e il Minotauro. Il fuoco è l’elemento che forma la materia dell’Universo, con miliardi di stelle e pianeti, un fuoco che regala vita alla Terra. Cercare di diventarne amico per riuscire a plasmarlo dentro immagini simboliche, dipingere con lui nello spazio usandolo come un colore vivo, fa parte delle mie ricerche”.

 


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