Zone parallele Capitolo III - Simone Dulcis e Marta Fontana


Evocatore di celata drammaticità, il bianco si palesa fertile e voluttuoso a plasmare i Granai, preziosi custodi del miglio, fonte di vita del mondo tribale. Caldo come il rosso, brillante come il nero, il bianco come pura essenza di luce interviene nell’opera di Simone Dulcis a placare tensioni immediate e la connaturata precarietà esistenziale. Intercessore tra l’antico spirito tribale e quello metropolitano, come il Nommo Dogon mediatore tra cielo e terra, l’artista sviscera memorie ataviche tra la febbrile concitazione del segno e la drammatica forza espressiva, spietato interprete di una realtà stratificata. Silenziosi riti propiziatori immolano l’anima alla sacralità della madre terra. Materici scenari iniziatici dissolvono lentamente a svelare primitivi graffiti incisi all’ombra di un’acre poesia. Indagando il loro valore alchemico, Marta Fontana amalgama terre e pigmenti dipanando percorsi di un viaggio rivelato tra forma e materia. Concretizza effimeri lacerti di memorie vissute impossessandosi di materiali di scarto secondo un ritmo interiore che si estrinseca nella necessità d’imprimere stranianti codici arcani. Racconti di viaggi interiori concentrati tra le pagine di un diario, tracce, frammenti di vita decontestualizzati, subiscono un processo di trasformazione tra la purezza delle argille naturali e l’artificiosità dei colori industriali. La tendenza minimalista, che contempla sintesi ed equilibrio formale, non appare scevra da una silente dimensione lirica sospesa tra la continua sperimentazione ed una limpida capacità narrativa. In un sistema ciclico chiuso, talvolta ossessivo, Matteo Piras trascina lo spettatore in un viaggio sensoriale fatto d’immagini fortemente metaforiche. Spesso interviene graficamente sulla figura umana che appare come inghiottita da quel caos frenetico e alienante che è la quotidianità. Con ritmo incalzante e tonalità acustiche crescenti le immagini si sovrappongono e disgregano in mutevoli scenari metropolitani.

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