Stanze 2005 - Identità in prestito

Molto si è dibattuto sul tema dell’identità nella società contemporanea. Di quella individuale e di quella collettiva, della sua rivendicazione in un mondo che cambia repentinamente, della sua decostruzione attraverso la rete, dello sradicamento etnico e sociale. Fino alla rottura tra identità sessuale genetica e il ruolo socialmente imposto. Nella fattispecie Ivo Serafino Fenu, curatore della mostra sotto la direzione artistica di Wanda Nazzari, propone di scandagliare la questione dell’identità in prestito in un’epoca in cui più che mai si avverte la precarietà dell’esistenza. Il corpo come luogo d’identificazione diviene così terreno fertile per alterazioni più o meno permanenti che alimentano ambiguità e distorcimenti della personalità. In questa direzione si muove da sempre l’identità sfuggente di Pietrolio che ironicamente concepisce il grottesco dittico dell’Uomo tovaglia, essere opulento che esibisce genitali, accanto ai Bugiardini, fotomontaggi dove a corpi femminili vengono assemblati visi maschili. Stessa operazione, ma stavolta invertendo le parti, per Cristian Chironi con le immagini-racconto di una giornata tipo di Lina, sagoma femminile ritagliata e applicata sul virile corpo di un uomo.
Denuncia la massificazione individuale Gianni Nieddu con Identificazioni, inquietante archivio d’impronte digitali appuntate con spilli ad un funereo pannello. Ma non raggiunge la stessa intensità con la seconda opera Che la campanella di fine ricreazione si dimentichi di suonare, ritratti infantili eseguiti su fogli di quaderno. Prospetta una visione apocalittica determinata dall’abuso di Internet Alberto Marci con la scenografica elaborazione digitale che pare guardare al Trittico della guerra di Otto Dix mentre Gianfranco Setzu costruisce icone della contemporaneità attraverso il barocco linguaggio nipponico. Raffinata e altamente concettuale l’operazione di Giulia Sale nella quale ha agìto da medium affidando ad alcuni personaggi il compito d’identificarsi in altri attraverso una serie di oggetti che ha successivamente combinato e fissato con l’obiettivo fotografico. Accompagnata dalla performance di danza a cura di Tiziana Troja e dalla musiche di Alessandro Olla, in questa edizione giunta al sesto anno di programmazione, seppur ridotta ad un unico appuntamento, Stanze continua a distinguersi per sperimentazione ed attualità della ricerca.

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