Maria Lai. L’arte tra gioco e magia
La Camera dei Deputati accoglie un’opera di Maria Lai, figura di primo piano nel panorama artistico europeo. Scomparsa sei mesi fa all’età di 93 anni, lascia in eredità un patrimonio di enorme valore culturale a iniziare dal museo a cielo aperto di Ulassai. E’ il racconto del filo perché i fili sono come le parole, si aggrovigliano per poi essere dipanati, creano storie e leggende che si pongono come sintesi tra memoria individuale e memoria collettiva, attingendo al mito per raccontare il valore delle piccole cose come “guardare le nuvole”.
E’ poesia allo stato puro, che recupera il gesto creativo dell’universo femminile tra panificazione e tessitura, quella che Maria Lai cerca di infondere dal principio degli anni ’70 e che ha visto il suo culmine nel 1981 con la performance “Legarsi alla Montagna”, della quale Filippo Menna scrive: “Tela celeste. Nastro celeste. La leggenda diventa realtà, vita vissuta. Come la bambina rifugiatasi nella grotta”.
“Orme di leggi”, monumentale opera (352 x 186 cm) vincitrice del Premio Camera dei deputati per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, sembra essere la summa della poetica dell’artista. Inizialmente intitolata Norma, in quanto regola giuridica a cui attenersi, si riduce a Orma, per simboleggiare la traccia dell’attività legislativa nel bene e nel male. Sono pagine di libri cuciti, libri dalla scrittura simbolica, illeggibile, imbastite col filo della memoria che scandiscono la struttura spaziale dell’installazione. Attraversate da parte a parte da sottili strisce di stoffa verdi e rosse ad evocare il tricolore, sono intervallate da pagine nere che nel ritmo della composizione conferiscono un forte impatto emozionale all’insieme.
Dal 17 ottobre l’opera è fruibile nella Sala della Regina a Palazzo Montecitorio. Un riconoscimento tanto prestigioso quanto dovuto, quello alla grande artista sarda che guarda al mondo con gli occhi di un bambino, che tesse metaforicamente realtà vissute spesso drammaticamente con il filo che la tiene legata alla sua terra nonostante l’ansia d’infinito. Senza mai dimenticare l’identità isolana e le sue ataviche usanze poiché “l’arte trova il suo terreno nelle tradizioni, affonda nei solchi rompendone l’ordine”. Ma apre anche scenari incantati dove l’arte è alfabeto e quindi memoria. Tra gioco e magia.
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