Silvia Argiolas - SEED
Alice saltò su in piedi e via, dietro al coniglio che aveva già attraversato il campo vicino ed era poi sparito dietro la siepe, in un grande buco. Metafora dell’alienazione contemporanea, Alice nel paese delle meraviglie è per Silvia Argiolas il pretesto per tracciare un percorso autobiografico che diviene profondamente introspettivo. Un viaggio alla ricerca dell’identità perduta, un passaggio drammatico e obbligato dell’esistenza. Una discesa agli inferi attraverso l’alter ego di Alice: il coniglio bianco dagli occhi rosa, folle personaggio ossessionato dallo scorrere del tempo.
Indaga tra i cartoon manga e il surrealismo pop, Silvia Argiolas, per dar vita a scenari dai significati ambigui che ricalcano paesaggi desolati, nonostante la vegetazione, talvolta ricoperti da coltri di neve che non attenuano le insidie, le stesse del mondo sotterraneo di Alice e del suo Giardino segreto fatto di paradossi e non sense. Privilegia il formato circolare - col singolare taglio cinemascope - ad evocare il grembo materno, per concepire grandi occhi di bambini dallo sguardo straniante davanti ai quali aleggiano fluttuanti animule tra lo spettrale e la fiaba, flash back che affiorano ciclicamente come inquietudini recondite. E se per Alice l’unica via d’uscita è adattarsi al passaggio dall’infanzia all’età adulta, per Silvia Argiolas la catarsi è l’obiettivo preminente di rinascita, emblematizzata dai piccoli feti avvolti dalla placenta.
Embrioni di vita immersi in atmosfere sospese che si stagliano sul fondo nero ad assemblare la prima installazione. Tasselli di un mosaico, disposti a ricostruire una realtà trasfigurata, trovano il loro culmine nel secondo intervento site specific dove centinaia di piccoli conigli si affollano maldestri per dare inizio al nuovo percorso. Così estorti furon gli strambi eventi / Meraviglie a confronto / Di ventura in ventura fu raggiunta / La fine del racconto. / Ciurma felice, ora si torna indietro / Il sole è al tramonto. (Roberta Vanali)
Recensione della mostra su Exibart
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