SAF, ovvero la "fiera" del caos


Si è chiusa, martedì 11 ottobre, la seconda edizione della SAF (Sardegna Arte Fiera) che si è svolta nello storico stabilimento Il Lido a Cagliari. Caotica e assolutamente poco interessante - tranne per pochi esempi - la "fiera" (se così può definirsi) si è configurata come specchio della società attuale e nello specifico di ciò che dovrebbe rappresentare la rinascita artistica isolana. Confusione di ruoli tra gli addetti ai lavori – galleristi che fanno da artisti e curatori allo stesso tempo e per lo stesso spazio – totale disorganizzazione – appuntamenti saltati, conferenze con specchietti per le allodole volatilizzati all’ultimo momento, cabine mancanti di didascalie, personale di servizio inaffidabile – totale mancanza di progetti curatoriali se non fosse per Magic Box, presentato dalla Fondazione Bartoli-Felter, che ha visto giovani artisti sardi (Argiolas, Casula, Dulcis, Falqui, Lugas, Melosu, Sale e Onnis) affiancarsi a maestri del calibro di Murakami, Olbemburg e Mertz e il piccolo progetto di Barbara Improta Fight – Contrasti. E’ da segnalare inoltre l’esposizione della galleria Capitol, che oltre alla sua scuderia ha proposto opere di altri giovani artisti e il coniglio gonfiabile dei Coniglioviola, e le mini personali di Paolo Carta, Dario Costa, Gabriele Pais e del Wasabi group.
Se poi a tutto ciò sommiamo il catalogo della scorsa edizione pubblicato ad un anno di distanza – senza considerare il taglio dei testi e l’inesattezza dei dati – una totale mancanza di selezione dei partecipanti e l’incapacità di reperire fondi forse dovremmo attribuire il flop non soltanto ad un sistema dell’arte in Sardegna rudimentale e caotico ma anche alla grave mancanza di competenza e professionalità di chi gestisce l’evento e che dovrebbe finalmente rinunciare a questo inutile, se non deleterio, appuntamento annuale. (roberta vanali)

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