Foreign Soul di Nicola Mette

Guarda! Un uccellino sconosciuto entra ed esce dalla gabbia!
Fratello di Lalon, la mia mente vorrebbe legarlo con le sue catene.
Guarda, una casa di otto stanze con nove porte.
Le chiudo e le apro, tra le porte finestre, ne hai visto il riflesso?
Mente Lalon , sei come un uccellino imprigionato!
La tua gabbia è di legno verde, ma un giorno si romperà.
Lalon ti dice:
"Apri la gabbia! Guarda come l'uccellino se ne va!" (Lalon Shah)





Una società senza distinzioni di razza, religione e casta che celebra la libertà della mente, del corpo e dell’anima, cantava il poeta mistico Fokir Lalon Shah. Predicava uguaglianza e amore poiché la sofferenza risiede nei cuori impuri, il rivoluzionario bengalese che ha sfidato il suo tempo con la semplicità dei sentimenti. Colui che ha indicato la strada della liberazione eterna e che, a detta di Tagore, ha scoperto l’essenza dell’uomo. Ovvero “l’anima universale che vive e opera dappertutto attraverso cose e pensieri.” La divinità che c’è in noi, irraggiungibile laddove i presupposti vengano meno. 

Nel tentativo di instaurare una connessione ideale, ma sopratutto spirituale, tra la cultura occidentale secolarizzata - con tutte le sue contraddizioni e conflitti -, e quella mistica del Bangladesh, Nicola Mette si lascia sedurre dalla filosofia popolare di Lalon che oltre due secoli fa ha dato vita ai cantori folli di Dio: i Baul. Comunità di menestrelli erranti alla ricerca dello spirito divino che proclama l‘unione universale tra gli uomini accompagnandosi con l’ektara, strumento popolare ad una corda che l’artista ha reinterpretato per l’occasione, dal significato strettamente simbolico in quanto rappresenta l’unicità di Dio. 
E’ un ritratto evanescente, risultato di una pittura liquida al limite della dissolvenza cromatica, il profilo monumentale dedicato al leader spirituale. Evocato come volontà di andare oltre la realtà per giungere all’essenza. Stesso concetto sviluppato nell’installazione Liberi di essere che chiude la celebrazione al mistico bengalese. Una teoria di manichini, ognuno di un colore diverso, emblematizza la rainbow flag a reclamare il riconoscimento delle libertà individuali e collettive, nello specifico la libertà all‘orientamento sessuale. Un intervento a favore di chi vorrebbe urlare la propria appartenenza, in questa società tanto progredita quanto discriminante che, nonostante assicuri pari dignità sociale, considera ancora l’omosessualità immorale e socialmente deviante. 


L'Istituto Italiano di Cultura Bengalese, col patrocinio dell'
Istituto Italiano di Cultura Bengalese e Ambasciata Bengalese in Italia, in occasione del Lalon International Festival 2011 Roma
presenta la mostra personale di Nicola Mette "Foreign Soul" a cura di Roberta Vanali
14 / 16 ottobre - Piazza Perestrello Municipio VI Roma

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