Verdi periferie dell'arte
Si preannuncia particolarmente fervida la stagione autunnale, nelle periferie del nord Italia, che apre i battenti all’insegna di tre nuovi spazi per l’arte contemporanea. Piccoli ma vivaci spazi che sorgono in aree decentrate per far penetrare l’arte in territori vergini, puntando sugli splendori della natura spesso incontaminata. E’ il caso del MAC, a Marotta di Mondolfo, nella provincia di Pesaro e Urbino. Il territorio va rivitalizzato e scoperto da un pubblico che, guidato nelle proprie visite alle solite tappe, ignora paesaggi naturalisticamente splendidi, contesti febbrili per iniziative politiche e culturali che guardano al nuovo, che non necessariamente è il domani, ma piuttosto l’oggi, spiega ad Exibart Cristina Muccioli, direttrice del Museo, che mira ad inserire esclusivamente nuove leve in uno spazio generalmente deputato all’arte storicizzata. Grazie alla donazione di 33 giovani artisti. Pittori, scultori e fotografi provenienti da tutto il territorio nazionale hanno aderito a questa iniziativa realizzando appositamente un’opera e donandola al Museo di Villa Valentina, sede del centro, tiene a precisare e continua: in un sistema dell’arte che vive di certezze e di investimenti economici, risicatissimo e inadeguato è lo spazio dedicato ai veri protagonisti della contemporaneità, i giovani. Constatare lo status quo serve a poco se non si tenta attuare un cambiamento. I cambiamenti devono essere fatti accadere, senza attendere regalìe dal destino dei tempi che cambiano. Da qui l’idea di offrire un’occasione espositiva importante e permanente agli artisti under 35, giudicati meritevoli di visibilità.
"L’invenzione dell’arte" è il titolo della mostra d’apertura che non si attiene ad una tematica precisa ma vuole essere l’espressione di una contemporaneità che interpreti i nostri tempi e con essa tracci un panorama della ricerca artistica nazionale. Con una variante: manca la targhetta consueta con il nome dell’artista e il titolo dell’opera,: abbiamo rotto una consuetudine solo allo scopo di darcene un’altra. L’intento è di avvicinare lo spettatore all’opera senza curarsi inizialmente del suo autore, ma solo secondariamente, attraverso il catalogo, aggiunge la Muccioli e spiega: l’artista non è né anonimo né negato, ma la protagonista è l’opera d’arte, che si presenta da sé in tutta la sua complessità. Per quanto riguarda la programmazione futura sono in fase di valutazione mostre personali per ciascun artista presente in collezione, oltre ad incontri e conferenze per fare il punto della situazione in materia d’arte.
Nel suggestivo territorio dell’oasi protetta del parco delle Lame del Sesia, più precisamente nell’antico borgo della cittadina novarese di Casalbeltrame, si erge invece il Materima, ricavato da un tipico cascinale piemontese dotato di foresteria e due chiese per un’estensione totale di 20.000 metri quadri. Completamente ristrutturato, il complesso comprende anche l’antico palazzo Bracorens de Savoiroux, sede della collezione dei maestri del 900. Nella sua posizione periferica il Materima occupa comunque una zona strategica - a metà strada tra Milano e Torino - e si pone come polo internazionale delle arti plastiche al centro di in un’oasi naturalistica. Fortemente voluto da Nicola Loi, che ne è anche il direttore artistico, lo spazio è sede della prima edizione del Premio Internazionale Giovane Scultura Fondazione Francesco Messina. L’evento curato dallo stesso Loi e dallo Studio Copernico di Milano avrà cadenza biennale e ad ogni edizione ospiterà un differente paese straniero. Quest’anno è la volta della Francia.
Nel 1981 l’amministrazione comunale di Casalbeltrame invitò l’artista Francesco Messina a partecipare ad un premio d’arte locale. Fui incaricato dal maestro siciliano di recarmi sul posto e di trovare una forma diplomatica di rifiuto, spiega Nicola Loi ad Exibart, in quell’occasione ero rimasto colpito da un gigantesco Gimco Biloba nel giardino della villa Bracorens de Savoiroux e quando seppi dopo anni della messa in vendita dell’immobile e dei corpi di fabbrica attigui decisi di acquistarla. Da lì venne l’idea di creare uno spazio espositivo. Ma mi resi subito conto che da solo questo spazio non avrebbe motivato una visita a Casalbeltrame. E così fu che pensai ad una Gipsoteca della scultura italiana del 900, idea sposata in seguito dalla Regione Piemonte. In questo modo ho potuto dar vita a quello che è sempre stato il mio sogno: una cittadella della scultura. Si, perché il Materima si propone come un centro polivalente, un vasto spazio espositivo con parco per le sculture, laboratori di calcografia, lavorazione del marmo e della terracotta: alcuni laboratori sono già funzionanti altri in fase di realizzazione. Quando saranno ultimati metteranno l’artista in condizione di soddisfare qualunque tipo di necessità, perché avrà a disposizione maestranze e strutture qualificate capaci di realizzare opere con qualsiasi tecnica e di qualunque dimensione. Non a caso ho voluto chiamarlo Materima. Ad inaugurare lo spazio, oltre alla premiazione, ben venti personali di scultori selezionati da una giuria.
Da un complesso di 20.000 metri quadri ad una piccola cappella di appena un metro per uno. Una minuscola costruzione di campagna immersa nel verde dell’appennino tosco-emiliano, tra Granara di Sopra e Granara di Sotto: il MAGra. Nato dal pretesto di portare l’arte contemporanea all’interno del Granara Teatro Festival, una sei giorni di seminari e spettacoli che si svolge ad agosto. Quasi per caso, hanno optato per l’incosueto spazio Chiara Camoni e Luca Bartolo, ideatori del progetto. In un pomeriggio assolato di giugno, raccontano, mentre facevamo un giro pensierosi fino ad arrivare a quella minuscola anonima architettura di campagna. Arriva l'illuminazione: e se diventasse la sede di un museo? Mancano meno di due mesi all'inizio del festival. Abbiamo un badget di zero euro ma l’idea ci pare brillante. Un'ora dopo nasce il nome, dietro la scusa dell'acronimo una franca dichiarazione delle condizioni materiali in cui nasce il progetto. Un piccolo museo fuori da ogni regola in una location particolarmente decentrata che punta sul Festival e sul contesto naturale, così come gli artisti di <1>È vero, la posizione, per un museo, è anomala. Anomala è anche la sua struttura e la programmazione. Se è per questo, anche la fila per poter entrare durante le inaugurazioni era anomala. Per il futuro - concludono Camoni e Bartolo - oltre a una serie di mostre organizzate secondo format del tutto disomogenei nei tempi e nelle tipologie, vorremmo mettere in piedi un piccolo programma di Artists in Residence. Ci piacerebbe inoltre invitare degli artisti a svolgere attività seminariali e workshop. Con la speranza che almeno queste ultime attività, i due direttori, decidano di organizzarle in spazi un poco più capienti. (r.v.)
Articolo pubblicato su Exibart onpaper n. 43
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