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Rosa. Inno alla leggerezza e alla spensieratezza. Trionfo di levità e mutevolezza ma anche sinonimo di grazia ed eleganza. Il rosa come declinazione di uno stato d’animo, come fil rouge che unifica quest’ultimo ironico progetto installativo di Elisabetta Falqui dove la partecipazione emotiva e l’immaginario artistico si tingono rigorosamente di rosa.
All’insegna di questa tonalità cromatica che contiene l’energia del rosso e la fugacità della bellezza, Elisabetta Falqui mette in atto una simulazione ambientale dove elementi della quotidianità si trasfigurano concretizzandosi in luoghi d’incontro di stimoli percettivi e idee che gravitano intorno a tematiche come riciclo e memoria ma che allo stesso tempo lasciano spazio alla leggerezza intesa non tanto come assenza di significato ma come voluta mancanza di spessore. Un’esaltazione giocosa della superficialità che origina da un’estetica palesemente pop -
prescindendo da un solido approccio concettuale – per muoversi sul filo del rasoio tra suggestioni glamour e tendenze kitsch attinte dall’artificioso universo dei media.
Dalle sedie al letto, dalla cucina componibile alla grande stella al centro della sala, tutto aspira a suscitare sensazioni fatue. Un letto rosa per fare sogni rosa, le sedie rosa per accomodarsi e pensare in rosa, il monito dei pannelli exit, simbolo della porta degli incubi che il rosa accompagnerà delicatamente verso l’uscita. Mercificazione e consumismo sotto forma di un’estetica chic in un allestimento essenzialmente minimalista ad incarnare una sana leggerezza d’animo. (Roberta Vanali)





Recensione della mostra su Exibart



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