Metamorphosis

Con cupidigua astiosa
Bramavo i gioielli del cielo
Per abbellire la tua nudità di regina
E verso di te protendevo
I miei sguardi folli

Incline ad una assidua sperimentazione, Maria Grazia Oppo si accosta al gioiello incastonando prezionsi fossili e minerali allo stato grezzo, austeri custodi di un lontano passato in perfetta armonia con la natura. Tra fogge arcaiche e scabre superfici, l'artista concretizza un connubio di materiali naturali le cui forme rispecchiano una complessa scultorea dall'intenso carattere evocativo. Attraverso la sua sapiente mano, la materia assume effetti cromatici che suscitano forti impatti emozionali. Rugosità, satinature, zigrinature enfatizzano la capacità dell'argento di assorbire e riflettere la luce. La lamina, finemente forgiata, si fende ad ospitare un'ammonite, un quarzo o una giada che avvolge sinuosamente inglobando arcane alchimie. Emblema di purezza e trasparenza, il nobile metallo, così teneramente plasmato, si riduce ad essenziali linearismi atti ad esaltare l'ammaliante riverbero selenico.
La tematica del dinamismo anticipata dai primi monili giunge all'apice attraverso le increspate forme dei "Panni stesi": vibranti placche cesellate e trasfigurate in ondeggianti drappi. Fluttuanti, dondolanti mossi dal vento si librano nell'aria come ad asciugare al sole. Frammenti del quotidiano sospesi tra cielo e terra generano dalla trasposizione ironica del lavoro femminile.
L'artista vive ogni sua opera dalla creazione allo sviluppo dall'idea fino alla realizzazione. Plasma monili come piccoli origami, li assembla a fili leggeri che tendono ed intrecciano l'anima. Spaccati del vissuto incarnano emblematici stralci d'intimità appena fissati ai lembi della memoria. Il gioiello trascende i limiti dell'oggetto, dall'antico potere apotropaico, per innalzarsi ad opera d'arte vera e propria scultura da esibire sublimando la ritualità del quotidiano.

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