La Collezione Cocco


I gioielli sardi, strettamente legati ai costumi tradizionali locali, conservano significati simbolici che si perdono nella notte dei tempi e vedono come protagoniste le Fate che nelle loro dimore incantate, le Domus de Janas, tessevano fili d’oro e d’argento che si trasformavano in meravigliose stoffe, finemente ricamate e decorate con pietre preziose.
Costituita da 1997 pezzi, la Collezione Cocco, attende da circa quarant’anni una destinazione definitiva. Attualmente custodita in una banca cagliaritana, quattrocento pezzi relativi a parte della gioielleria, potranno essere ammirati per la prima volta nei locali del Lazzaretto a Cagliari.Databili tra il XVIII secolo e i primi anni del ‘900, i manufatti, tipici della produzione tradizionale orafa isolana, provengono dalla Barbagia, dalla Gallura, dal Campidano e soprattutto dall’Iglesiente. Di probabile derivazione punica sono i Buttones, bottoni d’oro o d’argento che ornano polsini e camicia dei tipici costumi sardi sia maschili sia femminili. Fra i tipi di collane troviamo su Giunchigliu, lunga catena a maglie circolari da raccogliere con diversi giri intorno al collo, e su Gettau monile dai grossi vaghi sferici spesso lavorati a filigrana. E’ stata accertata la derivazione spagnola per i gioielli pendenti, is Lazus, lavorati in piastra d’oro e decorati con finissimi cammei e pietre preziose, tenuti al collo attraverso una fascetta in velluto scuro.



Alcuni gioielli avevano funzione apotropaica, tra questi s’Ogu de Santa Luzia, singolare conchiglia cui si attribuiva il potere di scacciare la malasorte, un altro esempio di talismano è l’ossidiana ottenuta in forma sferica e incastonata in un supporto d’argento, sormontato da un elemento a forma di fiore o fiocco. Particolarmente originali risultano essere sos Chiririos un insieme d’oggetti, contenuti in un’unica catena, costituiti da reliquie, rametti di corallo, conchiglie, denti di animali, cocci di vetro e cornetti d’argento. Un altro gioiello che merita di essere menzionato, è la Gancera, elemento usato per allacciare il grembiule, il corpetto e chiudere la gonna, la cui forma predominante è quella cuoriforme che ritroviamo anche nelle Catenas, di cui un particolare tipo usato in occasione del Matrimonio Selargino, reca ad un’estremità un gancio a forma di cuore, che lo sposo inserirà nella catena alla vita della sposa, e nell’estremità opposta un anello, che la donna infilerà al dito dell’uomo.



Particolare importanza assumono i Paternoster o Sabejaso, preziosi rosari importati dalla Spagna che rielaborati acquistano insolite funzioni magico-apotropaiche. Possiamo rilevare come nei gioielli sardi una certa persistenza di alcuni schemi di particolare gusto arcaico - elemento comune a tutte le espressioni artistiche isolane - rivelino una limitata varietà di motivi decorativi, statici e spesso simmetrici, che trovano rispondenza nei modi artistici introdotti dalla cultura bizantina tra cui il pavone, ancora oggi impresso sui tappeti o intagliato nelle cassapanche lignee, o le rosette particolarmente stilizzate ed incise. I motivi decorativi provengono da raffigurazioni prevalentemente zoomorfe ed antropomorfe ridotte all’essenzialità della forma, dove le tecniche del traforo, bulino ed incisione rifiutano la ricerca della terza dimensione, rievocando gli antichi modi barbarici usati nella lavorazione di gioielli e metalli.

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