Interviews: Tommy Retrò
Fissa immagini che sembrano tratte da set cinematografici con ambientazioni fashion-noir. Attingendo dai maestri del cinema del passato e da uno dei più grandi fotografi di tutto i tempi, Helmut Newton, per restituire un universo onirico, al limite della visionarietà. Tra atmosfere stranianti e la rigorosità del bianco e nero.
Qual è stato l'imput che ha dato avvio al tuo percorso fotografico?
Inquadrature cinematografiche e riferimenti ai grandi registi del passato. A quali guardi con maggiore attenzione?
Un tocco di surrealismo rubato a Bunuel, qualche inquadratura presa a Wells, il gusto per il grottesco di Ferreri, il b/n dei vecchi film espressionisti o dei capolavori di Hitchcock o anche solo qualcosa (qualsiasi cosa) rubata a quel genio di Godard. Nelle mie foto mi piacerebbe poterci mettere un po’ di tutti i grandi autori cinematografici, ogni volta che vedo un film mi segno tutto ciò che mi ha colpito a livello di idee e di immagine, poi quando preparo una nuova foto cerco sempre di unire e plasmare tutto ciò che mi ha incuriosito o che mi è rimasto impresso. Spesso questa associazione è voluta e faticosa, in altre occasioni me ne accorgo solo a foto ultimata, senza volerlo molte influenze del cinema contaminano sempre ogni mia foto, cosi come Newton.
Beh, mi piacerebbe definirmi un fotografo di donne, ma in realtà forse sono più un fotografo di corpi femminili. Infatti nelle mie foto i soggetti sono senza una vera vita, più simili a dei simboli, uso i corpi femminile allo stesso modo con cui cerco di usare il “set”. Ai miei occhi ci sono solo una serie di oggetti inanimati ( tra cui le modelle) che cerco di ricreare attraverso un'immagine, una scena che in qualche modo racconti agli altri (e anche a me stesso) cosa sono, come penso, cosa voglio.
Quanto c'è di autobiografico nel tuo lavoro?
Se per biografico si intende qualcosa come immagini che raccontano mie esperienze vere passate o speranze future, beh questo no. Ma le mie foto raccontano comunque tanto di me, per questo potrebbero essere definite quasi fotografie egocentriche, esse partono dalle mie passioni, dai miei miti, da tutto ciò che ha contaminato la mia crescita. Anche se a prima vista forse questo non traspare nemmeno agli occhi di chi mi conosce. Ogni mia immagine è come un puzzle, il frutto di tante piccole cose personali. Io non invento nulla e non sono assolutamente istintivo nella fase di scatto. Anzi ogni mia foto è preparata con largo anticipo, disegnata prima e man mano che passa il tempo viene modificata attraverso vecchi ricordi, o magari un’esperienza attuale mi porta ad aggiungere o togliere qualcosa all’idea di base.
Come ti poni nei confronti della società?
Il discorso generale sarebbe troppo lungo e complesso anche perché ho un’idea un po’ contorta, cioè divisa su quello che mi piacerebbe poter fare (Utopia) e quello che penso del presente e mi aspetto dal futuro (Pessimismo) . Ma in generale non mi sento tagliato per impegnarmi stabilmente su questi temi, non credo di avere molto più da dire di chiunque altro e non voglio nemmeno far passare il mio pensiero come “superiore a quello di altri” solo perché lo esplicitò ad immagini. Non penso di avere la possibilità di cambiare nulla con le mie foto e probabilmente anche se l’avessi sarei terrorizzato dal fatto di tale responsabilità. Mi basterebbe riuscire a fare delle belle foto e nel caso qualcuno chieda il mio punto di vista “immaginario” su qualche questione sociale sarò ben lieto di collaborare.
Attirato da sempre dal mondo dell'immagine, amante dei fumetti e del disegno ancora prima di imparare a leggere, Matteo Valentino cresce disegnando e conservando foto di qualsiasi genere. Dopo 4 anni di Liceo Artistico smette di disegnare e comincia a lavorare nel mondo della New economy , lavoro redditizio ma poco soddisfacente. Nel novembre del 2003 trova una vecchia Rolleiflex nella soffitta di un amico, dopo pochi giorni compra il suo primo ingranditore e comincia ad appassionarsi alla fotografia in bianco e nero. Dopo i primi due rullini di prove capisce che il tempo e la voglia di imparare fotografando amici e nature morte non lo soddisfa appieno e decide, quindi, di preparare le sue immagini con calma prima di eseguirle e cercando di ispirarsi al cinema sua altra passione. Usa lo pseudonimo di "Tommy Retrò" col quale firma le sue foto sopratutto di Nudi e soggetti Noir. Durante l’internazionale di Solighetto (TV) viene segnalato dal maestro Maurizio Rebuzzini che gli consiglia di proseguire la strada del "cinema" come fonte di ispirazione.
Durante questi mesi di studio, Tommy Retrò partecipa a vari concorsi fotografici, concorsi a tema come “sensi” , “trasparenze” e “comunicazione” facendo apprezzare il suo stile fotografico e vincendo premi e pubblicazioni su riviste importanti come ad esempio FotoCult.Il suo primo progetto, "Crime Scene - Do not cross" , viene esposto in varie città italiane con un discreto successo. Si tratta di una serie di 14 immagini ispirate alle foto di cronaca nera anni '50 contaminate da varie citazioni a registi del calibro di Bunuel, Polanski, Hitchcock, Ferreri. Nell'ultimo periodo Tommy Retrò si è portato verso lo stile dei vecchi editoriali di moda, sopratutto ammaliato dai lavori di Helmut Newton suo grande punto di riferimento nella fotografia, scopre in questo modo il divertimento delle foto su commissione dove può interpretare liberamente un tema dato, creando immagini grottesche e surreali che rivelano la sua passione cinematografica.
"Maremoto&arte" Chiesa di SS.Quirico e Giulitta ai Fori Imperiali – ROMA
Esposizione personale al Goganga di Milano.
Esposizione personale alla galleria PHO-TO35 di Torino.
Collettiva “ETHIC S.P.A.rty” presso lo spazio ETHIC di Firenze .
2007
Esposizione personale al 16mm FilmFestival di Firenze.
Esposizione personale presso il locale LeMonelle a Gemona del Friuli (UD).
Pubblicazione lavori sul sito di Repubblica
suggestive e fascinose
RispondiElimina