L'amor che move il sole e l'altre stelle di Rugiada Cadoni

 


Strumento d’indagine e costante ossessivamente reiterata al servizio della grammatica concettuale di Rugiada Cadoni è il Phare-One, ossia Faro numero Uno. Contenitore dall’articolata simbologia si configura una sorta di totem che stabilisce una connessione tra il mondo naturale e quello soprannaturale. Specchio tra cielo e terra, mediatore tra umano e natura, ogni Phare-One è il pretesto per indagare la natura umana e come essa si pone nei confronti dell’universo. Il mio percorso è come un processo alchemico che richiama l'umano ad armonizzare la propria natura e di conseguenza anche il rapporto con l’esterno.

Individua un nesso tra l’universo psicologico e la dimensione cosmica, tra microcosmo e macrocosmo, relazione espressa nel principio ermetico Come in alto così in basso. Raffigurato come un fiore dal lungo stelo munito di sette petali, corrispondenti ai sette chakra, il Phare-One è dotato al centro di una sfera nera che, come una pupilla, ci scruta. E che l’artista definisce analogia verticale, tra micro e macrocosmo, un seme immaginativo che sboccia in fiori chimerici. Simbolo del primo chakra, dove risiede la forza istintiva della natura, il Phare-One è un faro acceso nell’oscurità. Rendere visibile l’invisibile è il compito dell’arte, a detta di Paul Klee che ha indagato cosmo e natura per rivelare aspetti inconsci dell’esperienza umana, così come nell’intento conseguito dall’artista.

Simbolo olistico d’invenzione, esso muove dal concetto di archetipo mediato dal pensiero di Carl Jung, semplificabile come una serie di esperienze sedimentate nella psiche umana e nell’inconscio collettivo. Luomo è in possesso di molte cose che non ha mai acquisito, ma che ha ereditato dai suoi antenati. Quando nasce non è una tabula rasa: è solo inconsapevole. Ma porta con sé sistemi organizzati in modo specificamente umano, pronti a funzionare, che sono il risultato di milioni di anni di evoluzione umana. Ma è anche un diretto discendente del “Fiore della Vita” di Leonardo che, associato alla potenza generatrice della natura, rappresenta lo schema della genesi di ogni forma vivente.

In questo articolato progetto, frutto di oltre un anno di gestazione, il Phare-One è declinato in pianeti e piante psicotrope. I corpi celesti prendono vita dalla pratica astrologica di Dan Rudhyar, che ne riformula i principi base integrando correnti di pensiero, tra cui quella di Jung, come strumento per la comprensione dell’esistenza umana e giungere al concetto di gerarchia planetaria dove pianeti e sistema solare sono interpretati come un unico organismo governato da una gerarchia spirituale. A Rudhyar, definito un moderno uomo del rinascimento per l’approccio eclettico alle varie discipline come scrittura, pittura, composizione musicale e filosofia, l’artista dedica un surreale ritratto. 

Per enfatizzare il viaggio metafisico che mette in comunicazione cielo e terra, umano e non-umano, l’artista ha dato vita ad una serie di piante psicotrope che alterano percezione e stato di coscienza favorendo la connessione tra interiorità e spiritualità, alle quali associa un animale che funge da guida interiore nonché da ponte tra il mondo visibile e quello invisibile, in base ai dettami dello sciamanesimo.

Tra surrealismo, psichedelica e post punk, l’approccio pittorico di Rugiada Cadoni, meditativo e lento come un mantra, sembra derivare dalla ricerca della dimensione spirituale della natura appartenente alla pittrice svedese Hilma af Klint. Tra dimensione metafisica e immaginazione cosmica, l’artista tramite i Phare-One - spettro di immagini chimeriche, avvolte da particelle opalescenti, dietro l’occhio delle apparenze. Un gioco antico che conduce alla fonte - riesce ad evocare stati di coscienza, tra ritmo e cromatismi accesi, per un viaggio nella profondità della psiche. Al fine di assurgere alla luce come un seme che germoglia e si apre alla vita.

Commenti

I più popolari