Natura e decadenza. Calogero Palacino a Cagliari
L’intervento avverso dell’uomo sulla natura sovvertito da manipolazioni fotografiche per una riflessione sui luoghi della decadenza del paesaggio siciliano, nel progetto di Calogero Palacino. Tra illusione e realtà.
La natura che si riappropria dei suoi spazi insinuandosi tra elementi architettonici dismessi, tra ruderi e relitti consegnati all’oblio è alla base del teatro d’azione di Calogero Palacino (Caltanissetta 1974) che, con l’ausilio di minime manipolazioni digitali, restituisce dignità ai luoghi della decadenza. A quegli angoli antropizzati immersi tra i paesaggi della sua Sicilia. E lo fa sovvertendone il significato con ironia, decontestualizzando l’oggetto per attribuirgli un nuovo significato, nel progetto curato dalla Fondazione per l’Arte Bartoli-Felter.
Una nuvola appare come presa al laccio dal cavo di un traliccio elettrico abbandonato, un tubo in ferro diventa l’ingresso di una galleria d’arte mentre una delle tante architetture militari disseminate nel territorio siculo si trasforma nell’elmo di un guerriero medievale. E ancora una scala assume la parvenza di un occhio cigliato e un’altra si trasforma nella struttura a doppia elica del DNA. Il modo in cui Palacino manipola gli elementi digitali all'interno di questi frammenti di realtà ricorda gli atti degli street artist che reclamano gli spazi pubblici, riscrivendo il loro significato attraverso il gesto audace dell'intervento. Il suo lavoro suggerisce una continua reclamazione, non solo degli spazi che documenta, ma anche del nostro modo di comprenderli, scrive Andrea Mineo nel testo di presentazione.
Talvolta in maniera poetica altre con una inclinazione dissacrante l’artista denuncia l’incapacità della società contemporanea di gestire la complessità umana, di evitare interventi nefasti sulla natura e nel tentativo di occultarne il fallimento la proietta in un universo parallelo dove il tempo appare sospeso tra sogno e realtà. Per ritrovare la bellezza laddove l’uomo l’ha sottratta.
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