3 mostre da vedere a Cagliari per l'estate 2024



Dall’esito di una residenza in Sardegna nelle foto di George Georgiou e Vanessa 

Winship alla Fondazione di Sardegna, alla mostra di Pablo Mesa Capella, tra visionarietà e ironia, alla Fondazione Bartoli Felter, fino all’esordio di una mostra d’arte contemporanea nel Museo d’Arte Sacra di San’Eulalia con le opere di Ermenegildo Atzori e Franco D’aspro.





Nasce in occasione del progetto “The Photo Solstice #6”, curato da Marco Delogu che ha visto incontri pubblici, workshop e talk con ospiti come Chiara Bertola, Cristiana Collu, Laurie Hurwitz e Martina Mazzotta, la mostra fotografica Traces di George Georgiou e Vanessa Winship. Risultato di una residenza in Sardegna, la mostra è costituita da una serie di 39 fotografie in bianco e nero che esplorano la costa occidentale e le zone più interne dell’isola. 

L’atmosfera è sospesa e umbratile, ovattata e silenziosa. I luoghi, impossibili da identificare, trasmettono un senso di isolamento e abbandono. Abbiamo sempre pensato a questa parte del lavoro come a un punto di partenza. Le tracce di ciò che rimane e di ciò che viene lasciato alle spalle. Questo spazio intermedio dove risuonano i ricordi.

Un fortino del secondo conflitto mondiale, uno dei tanti ancora disseminati nell’isola; insegne smontate, divelte e abbandonate tra sterpaglie; una teorie di sedie ai piedi di una collina sperduta chissà dove. E ancora, abitazioni fatiscenti dove un tempo risuonavano rumori e voci; resti di archeologia industriale e l’immancabile bandiera dei quattro mori piantata da chissà chi in uno sterrato incolto. Sono luoghi carichi di solitudine dove l’uomo è oramai assente e tutto concorre a diventare memoria.


Cagliari // fino al 30 settembre

Traces. George Georgiou e Vanessa Winship

FONDAZIONE DI SARDEGNA





Origina dal concetto di memoria come esperienza quotidiana, come capacità di conservare e ricostruire per trasmettere alla collettività le sue narrazioni, il territorio d’indagine di Pablo Mesa Capella. Narrazioni di uno spazio altro, di universi a noi sconosciuti, paesaggi d’invenzione estrapolati da pianeti inesistenti ma che fanno parte della realtà visionaria dell’artista come gli altorilievi lunari modellati con l’ausilio di terre e sabbie che ricoprono monumentalmente un’intera parete della galleria. 

Le messe in scena, spesso ironiche, derivano dalle precedenti esperienze teatrali. Da queste prendono vita i Souvenir di Marte racchiusi in semisfere e la trasposizione di un bosco in tanti piccoli altari, ad ostentare rami secchi e sassi come reliquie, in un gioco di vedo non vedo tra specchi e legno. Lo stesso legno, riciclato da barche in disuso, che fa da supporto alle due installazioni apparentemente dal gusto pop perché solo ad un secondo sguardo si realizza che sui caratteri che compongono MAMMA MIA e OH MY GOD sono piantate centinaia di medaglie sacre a ricordare l’horror vacui tipico del barocco andaluso. Chiudono l’esposizione, curata da Patrizia Rossello, una campana vitrea con evidenti elementi cristologici e due reperti rimaneggiati della seconda guerra mondiale a ricordarci a quali livelli di malvagità l’essere umano arriva sistematicamente.


Cagliari // fino al 26 luglio

Assenza. Pablo Mesa Capella

FONDAZIONE PER L’ARTE BARTOLI FELTER





Nell’area archeologica sottostante la Chiesa di Sant’Eulalia esordisce un progetto d’arte contemporanea nato dal confronto tra due artisti di epoche e background differenti con l’obiettivo comune di trovare un dialogo con l’Oltre, tra Fede e Mistero: Ermenegildo Atzori (Cagliari, 1969) e Franco D’Aspro (Mondovì, 1911 - Cagliari, 1995).

Restituisce potentissime presenze monumentali, Ermenegildo Atzori, che si integrano perfettamente con ciò che rimane della Cagliari bizantina e Altomedievale. Anime erranti che hanno appena abbandonato le loro spoglie mortali, oltrepassando lo spazio e il tempo, per dare inizio al nuovo viaggio, quello verso l’ignoto. Ma sono anche viaggiatori dove il viaggio è esplorazione del sacro, percorso di auto conoscenza e introspezione. A queste figure che emergono dalle tenebre l’artista accosta una Vanitas, inquietante gruppo scultoreo in piombo costituito da tre teschi a formare un unico cranio e sottolineare la caducità della vita e l’inconsistenza di ogni cosa terrena.

A Franco D’Aspro appartengono, invece, una serie di Crocifissi realizzati con differenti tecniche e materiali. La sua riflessione, una costante del percorso dell’artista, origina dalla pietà per passione di Cristo in croce. Per la sofferenza dell’uomo abbandonato alla solitudine più tragica. Tra tensione emotiva e pathos del più vasto tema dell’iconografia cristiana.






Cagliari // fino al 6 ottobre

Viaggio nella spiritualità dell’arte contemporanea

MUTSEU


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