L'universo di Inge Morath a Cagliari
A cent’anni dalla nascita, l’antico Palazzo di Città a Cagliari dedica un’importante retrospettiva alla prima donna entrata a fare parte della prestigiosa agenzia Magnum: Inge Morath.
Personalmente sono arrivata tardi alla fotografia. É stato graduale il percorso di Inge Morath (Graz 1923, NY 2002) per giungere alla fotografia, percorso avvenuto attraverso la scrittura nel momento in cui entrerà a far parte della prestigiosa agenzia Magnum collaborando come ricercatrice e traduttrice grazie all’intuizione di Robert Capa che ne comprende subito le potenzialità. Lavorare con lui è stato un grande privilegio; il suo spirito e i suoi meriti di fotografo esercitano tuttora una profonda influenza. Ma è solo dal 1953 che Inge Morath inizia a collaborare come fotografa diventandone socia e membro effettivo nel 1955. Mentre al 1954 risale un altro importante e duraturo sodalizio, quello con Henri Cartier-Bresson che accompagna nelle sue trasferte occupandosi delle fotografie a colori affinché il maestro si concentrasse esclusivamente sul bianco e nero.
Inge Morath inizia a operare come fotogiornalista. Da grande viaggiatrice qual era parlava sette lingue, oltre il tedesco, e ogni suo spostamento era preceduto da una approfondita documentazione dei luoghi. Lavora in Italia, Irlanda e Parigi dove riceve l’incarico di un reportage in Spagna. Ne derivano alcuni degli scatti più celebri come quello dell’avvocatessa Mercedes Formica, sostenitrice dei diritti femminili durante il regime franchista, in posa elegante e austera appena affacciata a un balcone che permette la visuale di uno scorcio di Madrid o quello del torero Antonio Ordonez a torso nudo prima di entrare nell’arena di Pamplona, circostanza assolutamente proibita alle donne dell’epoca ma non alla coraggiosa e intraprendente fotografa: quando lavoro indosso i pantaloni, quindi non sono né uomo né donna.
Alla fine degli anni Cinquanta Inge Morath si sposta a New York, l’atmosfera stimolante di Parigi andava esaurendosi e la sede Magnum di NY acquisiva sempre più prestigio. Sono gli anni della collaborazione con Saul Steinberg e le sue maschere di carta e cartone utili per sovvertire le regole del ritratto fotografico, poiché la maschera, come sostiene l’artista rumeno è l’ultimo paradosso di un moralista, la maschera non come fuga ma come emblema di ipocrisia e forse strumento di salvezza. Ma anche dello scatto più celebre della Morath, quello che ha fatto la storia: il “Lama vicino a Time Square”, star televisiva catturata dall’obiettivo mentre rientrava in auto da uno show. Al contempo lavora anche per produzioni cinematografiche e durante le riprese del film “Gli spostati”incontra colui che le starà accanto per tutta la vita, il drammaturgo Arthur Miller.
Non è che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perché esistono. Immagini minuziosamente descrittive denotano una profonda capacità di analisi del contesto con un approccio diretto finalizzato a restituire le relazioni umane. Da Philip Roth ad Allen Ginsber, da Marilyn Monroe a Audrey Hepburn, da Louise Bourgeois ad Alberto Giacometti fino a Picasso, sono alcune delle personalità ritratte nella loro quotidianità con l’abilità di coglierne le emozioni più spontanee e naturali.
Fotografare era diventato una necessità e io non volevo rinunciare a nulla. In grado di catturare l’intimità più profonda dei suoi soggetti e descrivere meticolosamente i luoghi nella loro essenza, Inge Morath ha raccontato l’Europa, l’Africa, il Medio Oriente, gli Stati Uniti e il Sud America pubblicando oltre trenta monografie. Empatia, sensibilità, conoscenza, competenza, intuito e attesa di “quel momento decisivo”, sono gli ingredienti che hanno permesso a questa grande donna di distinguersi fin dal principio della sua carriera. Con una buona dose di modestia e infinito stupore: nel mio cuore voglio restare una dilettante, nel senso di essere innamorata di quello che sto facendo, sempre stupita delle infinite possibilità di vedere e usare la macchina fotografica come strumento di registrazione.”
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