Intervista alla neo Assessora alla Cultura del Comune di Cagliari Maria Dolores Picciau
Messa alla porta per conflitti interni ed esterni il 27 maggio dello scorso anno la contestatissima Assessora alla Cultura Paola Piroddi, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu ha nominato il 6 luglio Maria Dolores Picciau. Nata in provincia di Varese da genitori sardi il 28 febbraio 1966, si trasferisce a Cagliari dove si Laurea in Lettere Moderne, si specializza in Storia dell’Arte e frequenta diversi master. Da vent’anni insegna comunicazione e ha curato mostre e festival in ambito locale e nazionale. Collabora con quotidiani, riviste specializzate, emittenti televisive e radiofoniche. Ha scritto numerosi saggi e alcuni libri.
Quali sono gli obiettivi fondamentali del tuo nuovo incarico?
Ringrazio intanto per questa domanda stimolante che mi consente di chiarire i punti fondamentali della politica culturale della città. Ci sono almeno tre obiettivi fondamentali per i quali sto lavorando: dare alla città di Cagliari un ruolo centrale nel panorama culturale internazionale; migliorare l’offerta culturale sul piano qualitativo e della varietà delle proposte; avvicinare la gente comune alla cultura e all’arte.
La linea direttrice fondamentale della politica culturale della città, che tra l’altro segna una discontinuità con il passato, ruota attorno all’idea che la nostra città meriti di costituire una vetrina internazionale. Cagliari ospiterà – e le mostre di Biggi, Campus e Garolla ne sono prima testimonianza – eventi di carattere nazionale e internazionale utili sia per svecchiare una certa cultura provinciale e falsamente tradizionalistica priva di respiro, sia soprattutto per aprire Cagliari al turismo internazionale, grazie a una programmazione capace di attrarre l’attenzione di un pubblico colto e variegato.
La felicissima posizione geopolitica di Cagliari al centro del Mediterraneo e l’immenso patrimonio artistico-archeologico della città non bastano per attirare l’attenzione del turismo mondiale se le proposte e le attività non sono supportate da un efficace campagna di comunicazione e di marketing, e se l’offerta non solleva l’asticella del gradimento tra le persone. In questo momento stiamo creando un team per trasformare Cagliari in un grande polo internazionale di arte contemporanea con la creazione di un museo all’aperto attraverso l’installazione nelle aree verdi cittadine di opere firmate da artisti provenienti da tutto il mondo.
L’arte inoltre deve perdere il suo carattere elitario, avvicinare un pubblico più ampio, e diffondersi nel tessuto urbano per rivitalizzarlo.
Esiste poi l’esigenza di premiare la qualità, offrire nuove opportunità soprattutto agli artisti più giovani che sono alla ricerca di spazi per esporre e fare esperienza.
Le prime reazioni dopo la tua nomina.
Positive e trasversali. Sia la nomina a sorpresa, sia l’acclamazione bipartisan sono state un po' il riscatto di una vita di studio appassionato e di impegno sul campo. Naturalmente, ho avvertito anche una notevole aspettativa nei miei confronti, dato che ho assunto l’incarico da tecnico, di diretta emanazione del Sindaco, che ha voluto premiare il lavoro di tanti anni in ambito culturale.
Qual è il futuro dei Musei Civici?
Sin dai tempi della precedente amministrazione ai Musei Civici manca una guida, la figura di un direttore che possa valorizzare l’immenso patrimonio custodito al suo interno: dalla donazione Ingrao alle opere degli artisti sardi, dalla collezione Ugo Ugo a quella di Nicola Valle.
Il problema va risolto e ritengo che il Direttore dei Musei Civici debba essere scelto, attraverso una selezione pubblica, nel rispetto delle normative statali e regionali. Sicuramente, dovrà essere un soggetto qualificato con una formazione specifica in ambito storico-artistico e con un’esperienza internazionale, perché si tratta di elaborare una programmazione aperta ad un pubblico di più ampia dimensione.
Consideri adeguati gli spazi della città per la valorizzazione delle opere degli artisti sardi?
Al momento non ci sono spazi adeguati per la valorizzazione delle opere dei sardi.
Insieme al Sindaco stiamo ragionando sulla possibilità di restaurare vecchi edifici cittadini che possano accogliere in modo adeguato le opere degli artisti sardi e rendere possibile una loro migliore fruizione. Si tratta di porre mano ad un programma pluriennale di complessiva rivalutazione del ruolo dell’arte e della cultura per la valorizzazione di Cagliari come centro elettivo di cultura a livello internazionale.
Quali novità per promuovere le attività delle associazioni?
Tra i settori maggiormente penalizzati dalla pandemia c’è l’intero comparto culturale delle associazioni e degli operatori culturali falcidiato da gravi danni non solo economici ma di continuità progettuale. Chi conosce le dinamiche cittadine sa bene che si tratta di un comparto che anche in passato ha contribuito alla valorizzazione dell’immagine di Cagliari e alla dinamicità della vita sociale.
Da mesi la Commissione Cultura sta lavorando a un nuovo regolamento per i contributi alle associazioni che possa dare una boccata di ossigeno all’intero settore e promuovere I progetti dal respiro internazionale. In particolare, la politica dell’assessorato sarà quella di affiancare alle risorse destinate ai progetti locali una congrua dotazione finanziaria da destinare a quei progetti orientati a valorizzare l’immagine e l’attrattività internazionale di Cagliari.
Mostre pacchetto e i soliti nomi che si alternano negli spazi istituzionali. Quali strategie hai in mente per allineare finalmente la cultura cagliaritana a quella nazionale?
Sto cercando di portare la mia esperienza di storica dell’arte e operatrice culturale per proporre delle mostre originali senza un eccessivo aggravio economico per l’amministrazione.
Ne sono una riprova la mostra di Gastone Biggi, un’artista che ha attraversato il Novecento da testimone qualificato, mentre per i prossimi mesi punteremo ancora su artisti originali che ricoprono un ruolo di primo piano nel panorama artistico internazionale.
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