Intervista a Roberta Vanali (di Vittorio Pisu)

 


Questa mostra Inferno accoglie un numero conseguente di Artisti, come li ha scelti e perché questa referenza che potrebbe anche essere "casse gueule" cioè difficile e pericolosa? 


La selezione è stata fatta con l’obiettivo di restituire un panorama eterogeneo dell’illustrazione contemporanea che includesse anche street artist e tatuatori pertanto è stato indispensabile coinvolgere un importante numero di autori. La pericolosità potrebbe scaturire dal fatto che, in genere, le mostre da me ideate richiedono una o più opere realizzate ad hoc per il progetto e questo potrebbe riservare delle sorprese, ma fino ad oggi devo dire di averne avute davvero poche, probabilmente perché mi affido esclusivamente a validi professionisti.


Nel panorama artistico isolano ed anche cagliaritano lei appare come una delle rare curatrici e critiche d'arte a vantare un percorso lungo ed impegnativo, come spiega la sua tenacia e longevità in questo difficile mestiere e sopratutto atmosfera? 


Testardaggine e tenacia sono aspetti importanti del mio carattere che mi hanno permesso di non mollare neppure nei periodi più bui del mio percorso. A dicembre saranno vent’anni che lavoro nell’ambito delle arti visive, fin dagli esordi ho puntato quasi tutto sui giovani e l’ho fatto con rigorosa selezione tanto da crearmi diverse inimicizie, ma ciò non mi tange. Ho sempre lavorato con serietà, impegno e coerenza senza dare il minimo spazio a chi non ho ritenuto all’altezza, ma soprattutto non ho mai accettato compromessi. L’assoluta indipendenza, che non prevede scambi obbligati e favoritismi, e l’amore incondizionato per l’arte hanno fatto il resto.


Vista la situazione che malmena ancora di più le manifestazioni artistiche che già in tempo normale non sono considerate essenziali, come immagina il prossimo futuro? 


Purtroppo lo immagino sempre più grave e questa convinzione è comprovata in un momento in cui la cultura potrebbe salvarci dal baratro, invece ci ritroviamo invischiati in un sistema che la mette al bando per favorire attività ritenute essenziali e di prima necessità come quelle di culto e di acconciatura. Naturalmente il problema è a monte e non risiede nella chiusura forzata che si potrebbe, invece, sfruttare per iniziare a mettere in atto quella urgente trasformazione radicale nell’ambito dei beni culturali.


Crede che le presentazioni on line possano essere un sostituto alle mostre o pensa che niente può sostituire il confronto fisico con un opera?


I progetti online di ogni genere (allestimenti, visite virtuali, talk, ecc.) sono indispensabili in periodi drammatici come quello che viviamo in questo frangente e rappresentano un validissimo strumento di approfondimento culturale in tempi normali. Ma nulla può sostituire il confronto fisico con l’opera d’arte.


≠ Intervista uscita per S'Arti Nostra, supplemento a Sardonia, novembre 2020


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