INFERNO


 

Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la diritta via era smarrita”. Sono i versi più celebri al mondo, quelli che aprono il primo Canto della Divina Commedia, il Poema per eccellenza del Sommo Poeta. Opera tra le più complesse di tutta la storia della letteratura, con diversi livelli di interpretazione dove si fondono fonti bibliche e miti pagani, tra intricate simbologie e metafore. Un immenso patrimonio della cultura medievale a contenuto storico, politico, religioso, linguistico, sociale e filosofico. Un visionario viaggio nel dolore come espiazione per la salvezza del destino umano, particolarmente attuale per l’epoca drammatica che l’umanità sta vivendo in questo frangente, in balìa di un caos senza precedenti, ma soprattutto confacente ad una trasposizione in chiave illustrativa. 

Opera universale, fondamento della cultura italiana, è un viaggio allegorico che rappresenta la storia dell’umanità e che nella Cantica dell’Inferno affronta il dramma dell’esistenza e del fine vita. Regno della dannazione e del destino al quale inevitabilmente non si può sfuggire. Un viaggio dell’anima nei meandri oscuri del peccato e della colpa attraverso orribili trasfigurazioni tra macabro e sublime, come esempio di condotta per il cristiano che ambisce al Paradiso e le cui visioni hanno influenzato artisti di ogni genere nel corso dei secoli, come Sandro Botticelli, William Blake, Gustav Dorè, Salvador Dalì e Rauschenberg. 

L’intero immaginario del fantastico, dell’horror e del fantasy è debitore al Sommo poeta e a tutta l’iconografia medievale, iniziando dalle decorazioni scultoree di chiese e cattedrali, fino ai bestiari medievali. Immaginario riconducibile anche a tutti i generi letterari, restituito con un linguaggio metaforico che accentua quel profondo alone di mistero di quel regno oscuro delle tenebre, dove demoni e mostri infernali sono trasfigurati fino al limite del grottesco e i dannati assumono terrificanti e umilianti fattezze.

Per me si va ne la città dolente, / Per me si va ne l’etterno dolore, / Per me si va tra la perduta gente. / Giustizia mosse il mio alto fattore: / Fecemi la Divina Potestate, / la Somma Sapienza e ‘l Primo Amore. / Dinanzi a me non fuor cose create / Se non etterne, e io etterno duro. / Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate.” Questi nove versi compaiono sulla porta del Regno dell’Oltretomba come monito per le anime che ne entrano a far parte e da questo punto gli autori sono stati invitati a dare la loro interpretazione di uno dei Canti oppure di un episodio tratto da uno di essi. Impresa ambiziosa quanto stimolante e coinvolgente alla quale hanno risposto egregiamente con linguaggi eterogenei che vanno da quello realistico fino alla restituzione in chiave pop, fantasy e fumettistica, con il sapiente utilizzo delle diverse tecniche come acquerelli, inchiostri, grafite, matite colorate e digitale. 

In mostra, con un taglio trasversale dal momento che è esclusivamente nell’utilizzo della superficie che l’opera si differenzia, illustratori, grafici, street artisti e tatuatori con una panoramica, non solo di diverse tecniche, ma anche di cifre stilistiche più svariate, le opere di Ermenegildo Atzori, Piercarlo Carella, Laura Congiu, Andrea Casciu, Veronica Chessa, Enea, Matteo Freom, Ilaria Gorgoni, La Fille Bertha, Agnese Leone, Elisabetta Lo Greco, Gianluca Marras, Giulia Masia, Alessio Massidda, Maura Nutricato, Mario Onnis, Claudia Piras, Daniele Serra, Giulia Sollai, Skan, Kiki Skipi, Daniela Spoto e Marco Tanca.


Testo di presentazione della mostra di illustrazione Inferno che si terrà a dicembre alla Galleria Siotto.


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