L’impegno politico di un rivoluzionario: Primo Pantoli




“Era il 1961. L’idea base era sostanzialmente gramsciana: una nuova cultura poteva nascere soltanto da una radicale trasformazione della società. La lotta politica era lo strumento. Erano i tempi dello scontro frontale per il futuro assetto del mondo e della nostra stessa vita e noi volevamo legare l’opera a segnali non ambigui e i nuovi linguaggi a chiare indicazioni di lettura politica (1).” Dalla fine degli anni cinquanta le esperienze artistiche di Primo Pantoli sono legate a doppio filo a quell’impegno politico che trova la sua massima espressione nel “Gruppo di Iniziativa”, fondato insieme a Brundu, Staccioli e Mazzarelli, che determina una rivoluzione culturale in Sardegna mossa da una feroce critica alla cultura borghese che origina da un impeto ribellistico ma al contempo romantico. Militante nel PCI e nella CGIL collabora come illustratore satirico per Sardegna Oggi e Rinascita Sarda e pubblicista per L’Unità, inizia ad occuparsi dell’elaborazione di manifesti politici e di allestimenti scenografici per manifestazioni e comizi in piazza (2), con l’obiettivo di una comunicazione chiara e diretta attraverso linguaggi espressivi, che dal figurativo giungono all’astrazione formale, privati di qualunque elemento decorativo, contribuendo allo svecchiamento di quell’immagine drammatica e ripetitiva che si rifaceva alla supremazia di falce e martello. Elabora una cifra stilistica inconfondibile dove alla forte valenza espressionista coniuga l’ideologia marxista e la filosofia sartriana di formazione. “La pittura mi serve per gridare”, tiene a precisare l’artista. Compaiono gli inserimenti di parole urlate, che tanto si accostano alla produzione grafica, per sconfinare talvolta in ambito fumettistico secondo la lezione di Lichtenstein.
E’ il 25 aprile del 1964 quando insieme a Gaetano Brundu dà il via alla battaglia politica a suon di grafica: nasce il primo manifesto ideato per la Mostra Omaggio alla Resistenza Antifascista, in perfetta antitesi col realismo socialista dell’epoca per una lettura grafica antidogmatica, che si traduce nel tentativo istituzionale di modificare il comune percepire l'immagine politica del partito e del sindacato della sinistra sarda (3). Dopo pochi anni il gruppo si divide per confluire nel nel “Centro di Cultura Democratica” che riunisce artisti, intellettuali e democratici: il dibattito continuo, anche la polemica, ne facevano un centro di lavoro che non puntava tutto sulla pittura, ma anche su un impegno politico, sociale e culturale (4).
 Negli anni Settanta l’asprezza del tratto subisce un’edulcorazione notevole, le forme si fanno più fluide e liriche per arrivare agli anni Ottanta, periodo in cui la natura entra a far parte del suo linguaggio raggiungendo il culmine della contemplazione. E’ il periodo più produttivo per l’elaborazione dei manifesti, ne realizza infatti la maggior parte dando spazio ad una comunicazione ludica in dialogo con l’ambiente che sconfina in atmosfere surreali, come avviene per il manifesto del 1984 per la Seconda Conferenza Regionale sulla Scuola, dove la testa di un bimbo è fatta di tanti piccoli mattoni e per la festa del Primo Maggio dello stesso anno a Carloforte dove curiosi personaggi si accalcano per arrampicarsi al filo di un aquilone. Non mancano incastri di linee, sovrapposizioni di piani e motivi geometrici dai colori squillanti che, tra astratto e concreto, si si ritrovano, tra gli altri, nel manifesto della Conferenza della CGIL del 1983 e in quello del Congresso Regionale del 1984 per le Autonomie e i Poteri Locali. Paradossalmente il discorso cambia quando si tratta di teatro poiché riprende quel tratto espressionistico graffiante che contorce le forme proveniente dalle esperienze calcografiche che tanto sono congeniali a ricalcare i tratti di figure inquietanti costrette a vagare nel vortice di una società feroce sempre più piegata su se stessa: quelli di Pantoli non sono i mostri dei sogni, sortiti dall’analisi dell’inconscio alla ricerca di una identità, o almeno non solo quelli, nella sua opera sono presenti i mostri della società, quelli reali che ci circondano e costringono alla dipendenza di regole premeditate ed a ruoli prefissati (5).

1 R. Vanali, L’antipittura di un provocatore intervista a Primo Pantoli in “Ziqqurat”, 2004, pp 39/40.
2 P. Sorbello, Il Manifesto Politico in Sardegna, Tesi per l’Istituto Europeo di Design, Cagliari 18 giugno 1997.
3 P. Sorbello, Il Manifesto politico in Sardegna, www.primopantoli.it/Menu.php?menu=1938, Web, Cagliari, novembre 2000.
4 A. Gatto, Qui Sardegna. Le ragioni ideali di un’arte diversa in “Paese Sera”, Roma, 8 agosto 1981.
5 A. Cara, Nel vortice della solitudine presentazione della cartella calcografica “Warm War”, Cagliari 2006.





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