Face to Face: Di Natura Innaturale
Muovendo dal concetto di natura sono state prese in esame due opere molto differenti tra loro, non solo per il periodo storico in cui vengono realizzate ma soprattutto per il linguaggio espressivo che le caratterizza e la scelta dei materiali utilizzati, accomunati, invece, da una rappresentazione della natura in bilico tra realtà e finzione, tra naturale e artificiale: l’installazione Greto di Torrente di Piero Gilardi, appartenente alla Collezione Ugo, e il dipinto Vaso di Fiori di Antonio Donghi, parte della Collezione Ingrao.
Greto di Torrente è un’opera realizzata appositamente per la Galleria Comunale nel 1969, periodo in cui Piero Gilardi interrompe la sua produzione ma accetta di buon grado di essere presente nella Collezione Ugo. E‘ uno dei celebri tappeti-natura - icone della Pop Art e di tutte quelle espressioni artistiche che indagano il rapporto tra società e natura - realizzato in poliuretano espanso attraverso cui l’artista propone una rielaborazione molto personale del concetto di natura che si confronta con la storia, lo spazio e il tempo. “Ho preso l’artificialità razionale di un materiale sintetico come la gommapiuma e l’ho unito a questa immagine umanistica della natura. Questa immagine non è solo mia, ma è una memoria storica di grande spessore.”
L’artista riproduce in senso realistico un ambiente naturale come il greto di un torrente e lo fa paradossalmente con un materiale estratto dal petrolio e quindi altamente inquinante. Ma non a caso, dal momento che, oltre allo scopo ludico della rappresentazione, a tratti fiabesco, l’opera incarna soprattutto una denuncia sullo stile di vita artificiale, sui cambiamenti climatici e sulla progressiva perdita della biodiversità. E’ un oggetto estetico ma al contempo un vero e proprio tappeto da utilizzare. Uno stralcio di natura rimpicciolita dall’aspetto verosimile. Una rappresentazioni iperrealistica ma fittizia di uno scenario naturale che consente di riflettere sul rapporto tra natura e artificio, poiché appare più reale della realtà ma è una creazione artificiale e come tale capace di trasmettere sensazioni stranianti. Pertanto natura e cultura, artificio e narrazione si intrecciano in queste creazioni modulari che anticipano le installazioni multimediali interattive successive alla ripresa dell’attività artistica.
Vaso di fiori di Antonio Donghi è un olio su tela non datato ma ipoteticamente ascrivibile ai primi anni Quaranta per l’atmosfera particolarmente tersa e nitida che caratterizza altri vasi del periodo, tema ricorrente nella produzione dell’artista, rappresentante del Novecento Italiano e maggior esponente del Realismo Magico, versione italiana della Nuova Oggettività tedesca.
L’opera è di altissimo livello. L’inquadratura è centrale, il vaso, che poggia su un piattino che sua volta giace su una tovaglia che forma un leggero drappo, contiene una varietà di fiori di campo: margherite, papaveri, lavanda e citrinus. I contorni sono nitidi e netti e i colori vibranti. La maniacale accuratezza dei particolari è il motivo per cui la produzione dell’artista non risulta vasta. Alla base del piattino un racemo tenta di distogliere dalla rigida simmetria.
Antonio Donghi rappresenta la realtà ma una realtà straniante, magica, data dall’armonia e dalla rigorosa stilizzazione e semplificazione delle forme geometriche di piefrancescana memoria. Una iperrealtà che, accostata “alla luce che non è di questo mondo” - per parafrasare Sinisgalli - e all’atmosfera sospesa e silenziosa, rende fantastica l’intera composizione. Realtà inverosimile che sfugge alle regole prospettiche, come si può notare dalle corolle che si stagliano su un unico piano. “Surrealista non fu mai Donghi, e neppure realista: la sua realtà è inverosimile come una fiaba e più della fantascienza. Le carni delle sue figure non sono nè carne nè gesso, sono solo la pittura di Donghi e a nulla assomigliano se non a se stesse”, per citare Cesare Brandi. Tutto ciò concorre a conferire all’opera una connotazione artificiale, né più né meno del Greto di torrente di Gilardi. Pertanto, entrambe le opere, rientrano in quella che può essere definita una natura innaturale.
Sintesi dell'intervento alla Galleria Comunale d'Arte di Cagliari il 20 maggio 2017, in occasione della rassegna "Face to Face".
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