Iconografia della Resurrezione
Preceduta tra il III e il IV secolo dal monogramma cristologico circondato da una corona d’alloro visibile in alcuni sarcofagi, la trasposizione iconografica della Resurrezione, ovvero il trionfo di Cristo sulla morte, non trova riscontro prima dell’epoca tardomedievale, con rarissime eccezioni, come avviene per il bracciale cerimoniale smaltato (1170/80) custodito al Louvre. Fino ad allora il repertorio si limitava, infatti, alle Pie donne al sepolcro, al Noli me tangere o semplicemente al sepolcro vuoto, dal momento che nessuno dei Vangeli ne descrive l’episodio.
E’ la matrice bizantina dell’Anastasis ad emergere nell’interpretazione di Duccio di Boninsegna, non troppo distante da quella di Beato Angelico che colloca Cristo risorto in mandorla. Andrea Mantegna, nella Pala di San Zeno, da vita ad un risorto radioso che calca il bordo del sepolcro con il vessillo rossocrociato, trasposizione ripresa nell’affresco di Piero della Francesca che lo vuole fiero e trionfante, al centro della rappresentazione con i soldati dormienti, mentre Giovanni Bellini lo innalza a dominare la scena mettendo in primo piano il sepolcro aperto.
E se Rosso Fiorentino colloca Cristo al culmine dell’affollata piramide compositiva, Rembrandt gli attribuisce un ruolo più marginale mettendo in evidenza un luminosissimo angelo che apre il sepolcro, al contrario di El Greco che ne ricava una rappresentazione imponente e convulsa, al limite del visionario.
William Blake concepisce Cristo come tramite tra l’umano e il divino e lo colloca in piedi tra i discepoli prostrati al suolo. Scarno, sofferente e con tutti i segni della passione è invece il Cristo risorto di Otto Dix. In epoca contemporanea la Resurrezione non è più riservata al solo Cristo come avviene per Stanley Spencer che si concentra su una resurrezione collettiva in abiti moderni.
E se Lynn Aldrich attinge alla Resurrezione di Grünewald per restituire la sagoma di Cristo che emerge da un plaid, Cornelia Parker, sfruttando il concetto di gravità, ne interpreta l’iconografia attraverso un’esplosione di oggetti.
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