Spaghetti e Cornacchie di Veronica Paretta



 “L’uomo ragionevole adatta se stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a se stesso. Così il progresso dipende da uomini irragionevoli” (George Bernard Shaw)


Spaghetti e Cornacchie è un racconto sul degrado. Una triste storia di regresso scaturito dal progresso scientifico che sta compromettendo l’equilibrio dell’ecosistema e mettendo in grave pericolo l’esistenza umana. Quel degrado, che tra le altre, che ha fatto sì che gli animali selvatici si avvicinassero a noi sia per la scarsità di cibo, sia per la spazzatura, fonte di sopravvivenza per molti, soprattutto per gli uccelli. In particolar modo per le cornacchie che, attratte dai cassonetti aperti, dai rifiuti nei mercati o dai cestini stracolmi, colonizzano gli ambienti urbani minacciando seriamente la biodiversità.


Come nel pasoliniano Uccellaci Uccellini la cornacchia diventa protagonista del racconto. Tra i volatili meglio adattati all’urbanizzazione è abituata alla presenza dell’uomo, vive appollaiata sugli alberi in città mangiando i nostri scarti e riproducendosi a dismisura. Per Veronica Paretta il corvide gracchiante diventa pretesto per riflettere sul progresso e sui danni da esso causati. Il mezzo per una disamina di quello che è il lato oscuro dello sviluppo tecnologico ed economico da cui deriva tutta una serie di problematiche che dall’inquinamento giunge all’impoverimento delle materie prime, passando per gli alimenti contaminati e confluire in un ecosistema sempre più compromesso che si avvia sull’orlo del baratro. E lo fa con l’illustrazione e un linguaggio volutamente infantile che attinge a piene mani all’Art brut, così come è stata definita da Dubuffet e ribattezzata Outsider art da Roger Cardinal. Ovvero quell’arte irregolare, ai margini della società, espressione del sottosuolo affidata all’urgenza di esprimersi, all’esigenza di liberare l’anima nell’esternare la propria soggettività. Senza l’utilizzo di filtri alcuni e dove la spontaneità emerge prepotentemente. Al di là di qualunque schema prestabilito e di ogni compiacimento estetico con uno spirito semplice, spesso primitivo, quando non incline all’aspetto più selvaggio. In perfetta antitesi con tutto ciò che è di ascendenza decorativa, l’artista procede per tinte piatte e linee distorte, riducendo i cromatismi al solo bianco e nero e occupando quasi ossessivamente tutta la superficie disponibile, per dare luogo ad un horror vacui al limite del claustrofobico.


Spaghetti e Cornacchie non a caso è il racconto di una realtà spietata abitata da personaggi inquietanti - i cui volti alieni e brutali diventano maschere - e da grottesche creature antropomorfe costellate di elementi geometrici a sottolineare, tra gli altri, la natura primordiale della rappresentazione. Di un mondo ostile da cui scaturiscono il disagio, il malessere e l’aggressività di un’umanità sopraffatta da se stessa. Ostaggio degli effetti devastanti di un mondo manipolato. E’ il racconto di un’umanità degenerata, diventata ibrida, invasa da stormi di cornacchie che sguazzano tra i rifiuti in mezzo a strade tortuose, lastricate di oggetti di scarto. Tra alberi divelti dalle fronde oscure e dai rami scheletrici. In una realtà ora vicina più che mai. 


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