Gli scenari apocalittici di Josh Kline


Le conseguenze catastrofiche del progresso tecnologico. Uno sguardo su un futuro fantascientifico dove la tecnologia prende il controllo dell’individuo. Trasformando l’uomo in oggetto di scarto.


“Per gli esseri umani è naturale superare continuamente i propri limiti. La spinta a trasformare sé stesso e il proprio ambiente fa parte dell’essenza dell’uomo”. Esordisce Max More in merito al superamento dei limiti delle capacità umane grazie alle possibilità offerte dal progresso tecnologico con l’obiettivo di ottenere benefici fisici e sociali, secondo le teorie post-umaniste. Le stesse dalla quali muove Josh Kline per dare luogo ai suoi scenari apocalittici, risultato dell’abnorme sviluppo scientifico tecnologico, cardine dell’imminente estinzione dell’umanità.


Personale d’esordio in Italia dell’artista americano, Unemployment è il secondo capitolo di un ciclo che offre una riflessione su tematiche politico-economiche che si svilupperanno nei prossimi decenni. Uno sguardo inquietante sul futuro partendo dalla condizione presente. Installazioni, sculture e video danno modo di immergersi negli anni Trenta del Duemila per vivere i devastanti effetti di una nuova crisi economica che investe quel che resta della classe media privata anch’essa del proprio lavoro. Una condizione di disoccupazione sempre più drammatica dove la tecnologia sostituisce l’uomo per una evoluzione artificiale, rivelando il lato oscuro di ciò che vorrebbe essere un beneficio per l’umanità.



Ad accogliere il pubblico, nella semioscurità, bolle in vetro soffiato sospese al soffitto che inglobano le classiche scatole di cartone con gli effetti personali dei lavoratori licenziati. Piccole vite in scatola che scandiscono quell’esistenza ora negata e che anticipano l’orrore della sala successiva: uomini e donne in posizione fetale che diventano rifiuti da smaltire insieme a quegli oggetti che li hanno accompagnati nel quotidiano. Una visione distopica dell’esistenza umana, di un mondo sull’orlo del baratro che non lascia indifferenti. Una disumanizzazione del lavoro dove la tecnologia prende il sopravvento sull’uomo, quella stessa tecnologia - tra stampa 3d e programmi di grafica - che l’artista paradossalmente utilizza per dare vita al suo progetto che confluisce in un video, unico spiraglio di positività. Ovvero uno spot sullo stile delle pubblicità progresso interpretato dalla gente comune che utilizza la tecnologia nella vita odierna e che chiama in causa il pensionamento anticipato. In caso contrario la risposta è proprio davanti allo schermo: un futuro tra cartoni e stracci riciclati. 


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