L'esercito di pastafrolla di Josephine Sassu
“Tutto il mondo è Dio. Noi stiamo camminando su Dio e là indietro le mosche volano e gli insetti strisciano su Dio, anzi anche gli insetti sono Dio.” (Stephen King)
C’è chi tappezza le pareti con centinaia di veri insetti senza alterarli nei colori e nella forma come la designer Jennifer Angus; chi invece come Cedric Laquize ricava dalle carcasse dei coleotteri delle piccole fate non dissimili dalle inquietanti creaturine di Tessa Farmer, celebre per le composizioni organiche di insetti e piante; ma anche chi attraverso il riciclo e l’assemblaggio di componenti elettronici e circuiti di vecchi Pc ottiene raffinati e particolareggiati insetti come l’artista britannica Julie Alice Chappel. Parliamo di quella tendenza definita Insect art, forma d’arte per lo più effimera di cui fanno parte anche Aganeta Dyck, che consente alle api di completare le sue sculture inserendole dentro alveari, e Hubert Duprat che per dare vita alle sue sculture-gioiello si serve dei trichopteri che, come antichi amanuensi, assemblano perline e scagliette d’oro incollandole con i filamenti che secernono naturalmente.
Ebbene, l’universo onirico di Josephine Sassu fatto di costanti richiami alla natura - i cui soggetti prediletti sono da ricercare tra gli animali che diventano metafore di vita e di morte -, incline a quelle che sono rappresentazioni temporanee al limite dell’effimero, come nella serie dei Monumenti provvisori - dopo quella che è stata la pratica del cucito - in questo frangente si cala in quella che è la tradizione dolciaria sarda e lo fa attraverso insetti di sua invenzione che dipinge sulla glassa di deliziosi biscotti fatti in casa. E se Jan Fabre, nipote di entomologo che gli ha lasciato in eredità una enorme collezione di insetti, è stato condizionato nell’utilizzare in quasi tutti i suoi progetti cadaveri di scarabei stercorari, Josephine Sassu - appassionata di coleotteri fin da bambina - deve invece a sua nonna l’amore per la tradizione dolciaria. Quei dolci che indubbiamente si pongono in antitesi alla leziosità del cake design modaiolo. Ed ecco che l’Esercito di Pastafrolla - citazione all’esercito di terracotta cinese di cui l’artista subisce grande fascino - biscotti decorati con coleotteri di fantasia, soldati-insetti che si schierano come una teoria di vergini e martiri alto medievali, affianca mattonelle di ceramica - anch’essa biscotto - a formare due legioni pronte ad accogliere il pubblico. Perché se è vero che l’artista si misura con l’apparente semplicità della prassi dolciaria è anche vero che si diverte a giocare sull’ambiguità della rappresentazione che inequivocabilmente conferisce al manufatto un aspetto grottesco aprendo nuove prospettive, talvolta inquietanti.
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