Testo di presentazione Veins and Skulls
Per conto mio dico che l'unica e suprema voluttà per l'amore sta nella certezza di fare il male. E l'uomo e la donna sanno fin dalla nascita che il male è fonte d'ogni voluttà.
(C. Baudelaire, Diari Intimi)
Impulsi creatori e distruttori del cosmo, opposti che convergono inevitabilmente, Eros e Thanatos, coesistono indissolubilmente in ogni essere umano scandendone l’agire costruttivo e distruttivo, a detta di Freud. E’ l’eterna ambivalenza a dominare il mondo poiché alla pulsione di vita corrisponde sempre quella di morte. La passione ci consacra alla sofferenza, giacché, in fondo, essa è la ricerca di un impossibile. Non a caso l’uomo ama e odia, brama e disprezza, crea e distrugge dal momento che la distruzione come la creazione è uno dei mandati della Natura e la spinta verso l’amore, portata all’estremo, è una spinta verso la morte, per citare il Divin Marchese.
Muovendo da un immaginario sospeso tra sogno e incubo prendono forma le visionarie illustrazioni di Veins and Skulls dove lo scorrere impetuoso del sangue si contrappone alla fredda rigidità della materia inanimata in un’alchimia di erotismo, orrore e morte che convergono e s’intrecciano a strutturare scenari malinconici e decadenti. Tra luce e tenebra, lo sguardo trasfigurato di Daniele Serra contempla il corpo femminile di dannunziana memoria come esplorazione, come veicolo di comunicazione sensuale e disarmante. Eroine magnetiche ed eteree dalle folti chiome, che sembrano provenire da un set di Fritz Lang o Theodor Dreyer, si muovono sinuose tra scenari fatiscenti di città fantasma dove l’acqua è l’elemento dominante. I volti pietrificati, persi nella fissità dello sguardo, emergono dalle tenebre per specchiarsi ed immergersi in torbidi acquitrini. "Ed ora affronterai il mare delle tenebre e ciò che in esso vi è di inesplorabile..."
L’opera, declinata in tre parti con la prefazione di Jeffrey J. Mariotte, scandisce il codice espressivo dell’artista, il flusso creativo mutuato dall’osservazione di pittori come Turner, Friedrich e Schiele e illustratori come Kent Williams e Ashley Wood, per dare luogo ad un’estetica neogotica in punta di pennello, medium congeniale a sviscerare il lato oscuro dell’esistenza. Se nella prima parte convergono visi e corpi mutanti trasfigurati in teschi, sovrapposti a skyline desolati, in continuità tramite ramificazioni e dissolvenze, nella seconda parte il tempo si dilata, la percezione appare meno terrifica e la figura femminile, realizzata in bicromia per evidenziarne la sensualità, perde di definizione per accentuare il lato voyeristico della rappresentazione, in un vortice di seduzione e raffinatezza. Sogno il giorno in cui usciranno dai flutti e stringeranno negli artigli immensi i resti dell'umanità insignificante, logorata dalle guerre... il giorno in cui le terre sprofonderanno e il fondo oscuro dell'oceano salirà in superficie, nel pandemonio universale. Il culmine dell’operazione estetica, raggiunto nella terza e ultima parte dell’opera, appare ben introdotto dalla citazione di Lovecraft (Dogon, 1917), dove al di fuori d’ogni tempo e luogo, scenari apocalittici dai toni plumbei, resti di un’era post-atomica, incarnano il delirio di onnipotenza della razza umana. L’architettura come teatro dell’inconscio ostenta scheletri di torri e cattedrali sull’acqua, visioni agghiaccianti e spettrali, specchio di mondi perduti e dell’umana miseria al limite della perversione.
A scenari alieni si rifanno anche i Candor Chasma (al secolo Corrado Altieri e Simon Balestrazzi che adottano l’appellativo che allude alla regione marziana situata nel canyon della Valles Marineris la cui origine geologica sfugge alle logiche terrestri) col progetto sonoro che farà da sfondo alle illustrazioni. Nel tentativo di interazione tra spazio, suono e immagine, il duo indaga territori lontani e inesplorati attraverso l’utilizzo di synth analogici e filtri escludendo ogni intervento relativo alle percussioni. Tra post-industrial e noise, la trama acustica procede per distorsioni e riverberi al limite dell’ossessività dove s’insinuano, improvvisi e deflagranti, squarci che infrangono l’ambientazione psichedelica ed ipnotica per raggiungere un grado di aggressività disturbante. Accentuata dall’intrusione di frammenti di registrazioni EVP che irrompono ad intensificare l’atmosfera altamente straniante.
In stretta sinergia con lo spazio, la sonorizzazione site specific propone una lettura alternativa delle illustrazioni, un viaggio cosmico senza schemi precisi per esplorare nuovi territori della percezione sensoriale. Un viaggio all’inferno, se è vero che l'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Roberta Vanali
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