Roberta Vanali, una vita nell'arte (Rivista Donna)

Roberta Vanali critica, curatrice e giornalista d’arte con all’attivo oltre 250 articoli. Nel 2000 ha fondato la prima redazione sarda online per la rivista Exibart, attiva per oltre un decennio, per poi passare nel 2011 ad Artribune con tutto lo staff direzionale che ha portato Exibart ai massimi livelli. Per Artribune ha ideato la rubrica Icon(O)graphy dove analizza soggetti iconografici dalle origini ai giorni nostri. Dal 2003 ha curato oltre 50 mostre in spazi pubblici, gallerie e musei e per tutto il 2006 ha diretto una galleria la STUDIO 20 a Cagliari, inoltre ha dato vita alla prima galleria d’arte online della Sardegna: Little Room Gallery. Cura un blog (BlogArte) dove trasferisce tutto il suo lavoro.

Com’è iniziata la sua passione per l’arte?
Devo questa passione a mio nonno materno, un tenore che si dilettava con la pittura, affinata nel corso del tempo con gli studi e con tanta esperienza sul campo.

La nostra rivista parla in modo particolare delle donne. Quali sono le artiste sarde che ama di più? Per quali motivi?
Le artiste sarde che più stimo sono quelle con le quali collaboro (da Silvia Argiolas a Rosanna Rossi), un occhio di riguardo va certamente a Maria Lai ma anche a donne eclettiche, attive grosso modo tra gli anni ’20 e gli anni ’70 del secolo scorso, ancora poco conosciute, come Anna Marongiu, Edina Altara, Rita Thermes e le sorelle Coroneo.

Secondo lei le donne hanno più difficoltà dei colleghi uomini a inserirsi nel mercato dell’arte o valgono per entrambi le stesse difficoltà?
I tempi per fortuna sono cambiati. Già nell’Ottocento le donne iniziano ad affrancarsi da preconcetti e le troviamo numerose nel corso delle avanguardie europee, soprattutto col Futurismo. Ad oggi abbiamo artiste, critiche e operatrici culturali altamente qualificate in ogni settore che occupano posti di assoluto prestigio, per cui posso tranquillamente affermare che non ha più senso fare distinzioni di sesso. Uomini e donne, all’interno del sistema dell’arte, incontrano oramai le stesse identiche difficoltà.
Quali sono i punti forti dell’arte contemporanea in Sardegna? E quelli deboli?
I punti di forza sono i giovani artisti, più propensi a mettersi in gioco, a lavorare con coerenza e professionalità ma soprattutto più inclini ad una regolamentazione che apra le porte al mercato dell’arte, e un piccolo nucleo di operatori del settore che lavorano con competenza e non pochi sacrifici. Il resto è tutto da costruire. Ad iniziare da una rete di gallerie che non funga da affittacamere per arrivare ad un collezionismo serio e coerente e finire con l’apporto delle Istituzioni, infatti sia queste ultime sia i privati non intervengono nella promozione dei giovani tantomeno degli storici.
Ultimamente per una maggiore comprensione alle mostre abbino una conferenza che offra gli strumenti per tradurla con un excursus che parta dalle origini del linguaggio utilizzato sino al suo punto d’arrivo. Questo perchè credo che uno dei problemi fondamentali in Sardegna sia la scarsa conoscenza dell’arte contemporanea che inizia dai programmi ministeriali sempre più ristretti e che raramente vanno oltre gli anni ’50.

A cosa lavora in questo momento?
Sto lavorando a una mostra di architettura concettuale e installazione sonora dal titolo “Writing Architectural Narratives” e a dicembre inaugurerò all’Exmà una collettiva di pittura “L’Isola dei Morti”, ispirata appunto all’opera di Bocklin. Diciasette artisti di diversa provenienza territoriale interpreteranno questa magnifica opera.


Tra le mostre più significative
“Start” mostra d’apertura della galleria Studio 20 a Cagliari. 2007 “Cruel Fairy Tales”, MAN Museo della Provincia di Nuoro. 2008 “Bye Bye Baby”, Laboratorio 168, Cagliari; “Fingerprints”, Grande miniera di Serbariu, Carbonia. 2009 “L’indicibile Dicibile”, Museum Templese, Tempio Pausania. 2010 “Mi amo e mi nutro”, Galleria La Corte Contemporanea, Firenze; “In the middle”, Man Museo della Provincia di Nuoro. 2011 “ID – Entity”, European Patent Office, L’Aia (Paesi Bassi): “Rashomon” di Rosanna Rossi, Spazio P, Cagliari.

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