(Quasi) tutti i segreti del Vaticano

A quattrocento anni dalla fondazione dell’Archivio segreto del Vaticano, una mostra racconta la storia attraverso 100 preziosi documenti inediti che hanno stimolato l’immaginario collettivo e dato vita a una rassegna stampa quasi senza precedenti proveniente da tutto il pianeta. E l’Archivio si rivela, ma fino a un certo punto...


Cinque militari tedeschi prendevano in consegna cinque vittime, le facevano entrare nella cava, debolmente illuminata da torce tenute da altri militari posti ad una certa distanza l’uno dall’altro, e le accompagnavano fino in fondo, facendole svoltare in un’altra cava che si apriva orizzontalmente; qui costringevano le vittime ad inginocchiarsi e ciascuno di essi sparava alla vittima che aveva in consegna. Tratto dagli atti processuali dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, strage del 24 marzo del 1944 - in risposta all’uccisione di 33 soldati del SS - nella quale furono giustiziati 335 prigionieri secondo la lista fornita da Herbert Kappler, è il più recente dei 100 documenti originali che per la prima volta varca i confini del Vaticano per essere ospitato dai Musei Capitolini. Un evento storico senza precedenti che ha tenuto l’Europa col fiato sospeso per la selezione dei preziosi documenti inediti annunciata di volta in volta nell’arco di nove mesi. 


Manoscrittti, registri e codici su pergamena, seta e corteccia, provenienti da oltre 85 chilometri di scaffali dell’Archivio Segreto, ma anche sigilli, disegni e monete, scandiscono un arco cronologico dall’VIII al XX secolo. Tra i più antichi un prezioso esemplare d’epoca carolingia: il Privilegium Ottonianum. Redatto in oro in minuscola carolina su pergamena purpurea da Ottone I di Sassonia, il 2 febbraio 962. Mentre tra i più spettacolari gli atti del Processo contro l’ordine dei Templari, dell’agosto 1308. Un rotolo di pergamena di ben 60 metri delle 231 deposizioni dei sopravvissuti a torture e roghi che determinerà la fine dell’ordine cavalleresco. Il più originale è invece da ricercarsi nella lettera del capo degli indiani Ojibwa scritta a Leone XIII nel 1887 che lo definisce Grande Maestro della Preghiera, colui che fa le veci di Gesù, ringraziandolo per aver inviato alla sua tribù un guardiano della Preghiera, ossia il primo vicario apostolico del Pontiac. Il tutto in lingua indiana con caratteri occidentali vergati su corteccia di betulla e datato Là dove ci sono le grandi erbe, nel mese di maggio.



Denominato da Alessandro VI Cristoforus Colon, nella bolla con la quale delimitava il dominio di Spagna e Portogallo e chiedeva ai sovrani l’invio di missionari cattolici per convertire gli indigeni, Colombo è descritto come uomo particolarmente degno e assai raccomandabile, nonché capace di compiere una così grande impresa, incaricato dai sovrani spagnoli di cercare non senza fatiche e pericoli certe isole lontanissime e terre mai scoperte prima. Un’altra lettera è quella inviata da Michelangelo agli operai, dopo la successione ad Antonio di San Gallo alla fabbrica di San Pietro e la morte di Papa Farnese che ne determinarono la sospensione dei lavori, incaricati a guardiaria e a difender l’ammunitione e l’altre cose da soldati, con pericolo di vita.



Tra i più importanti documenti La condanna a Galileo Galilei, dopo la pubblicazione di Dialogo sopra i massimi sistemi del 1632 che tanto fece infuriare Urbano VIII che l’accusò di eresia costringendolo all’abiura; La scomunica di Lutero da parte di Leone X dopo l’intimazione a ritrattare le sue 95 tesi alla quale il monaco agostiniano rispose confessando in una lettera a Gerog Burckhardt: il mio dado è tratto, io disprezzo l’ira dei Romani. Forse con maggior timore pronunciate contro di me la sentenza, di quanto ne provi io nel riceverla, fu invece la risposta di Giordano Bruno alla condanna a morte che compare nel Sommario del processo, con i riferimenti agli atti originali perduti, che ha permesso la conoscenza della vicenda inquisitoriale conclusa il 17 febbraio 1600 con la condanna al rogo a Campo dè Fiori dell’heretico impenitente.


Chi si aspettava chissà quale scoop in merito agli archivi della II guerra mondiale, sul pontificato di Pio XII e sul dramma della Shoah, rimarrà certamente deluso perché dovrà attendere perlomeno tre anni per vederne conclusa la catalogazione e l’eventuale apertura al pubblico, la cui decisione sarà esclusiva di Benedetto XVI. In attesa di ciò il Vaticano sarà coeditore di un testo con documenti e le raccapriccianti testimonianze sul genocidio degli armeni. Per ora, quindi, solo rivelazioni non troppo pericolose.




Commenti

  1. Complimenti per il blog!

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  2. Questi temi mi apasionano tanto e non posso solo che congratularmi con te per questo bellisimo articolo.Ottimo post.Daniela

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  3. Complimenti per il blog e per gli articoli.. ritengo che l'apertura, seppur parziale, degli archivi del vaticano permetta l'arriccimento, non solo dell'arte, ma anche della storia stessa.

    Baci,
    Rosaline.

    http://lavieenrosebyrose.blogspot.it/

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