Entretiempos

Il tempo, uno di quei concetti tanto familiari quanto incomprensibili. Entretiempos è il tentativo di metterlo a fuoco attraverso diverse e talvolta insolite prospettive con l’utilizzo di fotografia e video. 17 artisti per dare tempo al tempo...



Nonostante l’infinità di analisi e teorie a cui è stata sottoposta, quella del tempo è una dimensione talmente astratta e variabile che si configura irriducibile ad una formulazione concettuale finita. Tematica centrale del pensiero filosofico, scientifico, religioso e storico di ogni tempo, ciò che si definisce quarta dimensione costituisce il fulcro dell’esistenza umana fondata sul modo di concepire il tempo che ne determina la qualità e la quantità della vita, per quanto la sua natura inevitabilmente ci sfugga. Non a caso il tempo è senza inizio e senza fine, sempre uguale a se stesso, diceva Censorino, erudito latino del III secolo; il tempo non mai qui, è sempre altrove, nel passato o nel futuro.
Ed è proprio il tempo nelle sue varie accezioni a farla da protagonista nell’ultima mostra del Man che propone 17 artisti con opere dell’ultimo decennio - chiamando in causa la fotografia, medium capace di congelare una porzione di tempo -, la cui selezione si articola intorno a tematiche che, originando dal concetto di natura, analizzano gli effetti dell’interruzione fotografica e ciò che ne consegue: l’effimero, il transitorio, il casuale e l’imponderabile.




Esplora il confine tra immagine fissa e immagine in movimento, David Claerbout nel video che immortala lo stesso momento attraverso diversi punti di vista conferendo movimento filmico ad una realtà fissa, pietrificata. Uno spazio virtuale tridimensionale concesso dalla sorprendente dilatazione dell’istante. Al contrario, le azioni in movimento di Jeff Wall e Paul Pfeiffer subiscono una sospensione drastica e inaspettata, una sorta di congelamento dell’immagine come risultato di un processo di manipolazione digitale. E se l’avvenimento attraverso la memoria è l’elemento dominante nelle opere di Clare Strand - immagini documentarie destinate alla ricostruzione di scenari del crimine in base agli indizi che rivelano -, Tacita Dean esplora i limiti dell’immagine svelando connessioni tra passato e presente, tra verità e finzione nei due film incentrarti sullo studio di cui Giorgio Morandi si servì per oltre cinquant’anni. E’ una realtà in continua mutazione, invece, quella che Michael Snow fissa attraverso una finestra la cui tenda incarna la caducità della natura, mentre l’operazione di Erwin Wurm nel relazionare figura umana a oggetti che perdono di significato per diventare supporti instabili, spesso spiazzanti, della durata di un istante, si accosta agli attimi fugaci che Michael Wesely fissa sulla pellicola con lunghi tempi di esposizione per simulare una Berlino cupa e spettrale. 
Stimolare la percezione dello spettatore attraverso associazioni e accostamenti, suscitare nuovi spunti di riflessione sensibili alla fugacità e all’aleatorio fino all’imprevedibilità del gesto, all’interno di una dimensione seducente sempre in grado di sorprendere e straniare, questo l’obiettivo della mostra. Luogo dove realtà e finzione sono imprescindibili. Nell’illusione di indagare il tempo, questo sconosciuto.

Commenti

  1. Mi piace la finestra...porta ad un altro mondo

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  2. Anonimo11:50 AM

    Il semble que vous soyez un expert dans ce domaine, vos remarques sont tres interessantes, merci.

    - Daniel

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  3. Il concetto del tempo nell'Arte mi ha sempre affascinato,nella fotografia come nella pittorica mi sfugge la possibilità di "inquadrare" il tempo su un supporto che di contro lo rende eterno,divenedo un'estenzione dello stesso più che una sua identificazione!
    E' uno di quei concetti cervellotici che,come quando mi trovo tra due specchi,rimanda l'immagine riflessa all'infinito...

    http://www.youtube.com/user/ombraoffuscante?feature=mhum

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