Allen Jones


Pittore, incisore, scultore e designer. Interprete di un “erotismo di massa”, Allen Jones è meglio conosciuto per le provocatorie sculture in resina. Donne fetish al servizio dell’ambiente domestico. In mostra una selezione di 40 opere ne tracciano la ricerca dell‘ultimo decennio...




Esponente di punta della Pop Art Inglese con Richard Hamilton, David Hockney e Peter Blake, Allen Jones (Southampton, 1937) fin dagli esordi ha contribuito a quella contaminazione di linguaggi e a quell’atteggiamento fortemente provocatorio che distingue la Pop britannica da quella statunitense. Attinge dal movimento surrealista per mettere in scena uomini e donne i cui concetti di metamorfosi e fusione dei principi maschile e femminile equivalgono ad una metafora dell’atto creativo poichè, a detta dello stesso Jones, l’idea della creatività consiste in connubio perfetto tra l’aspetto femminile e quello maschile in ognuno di noi.
Concepisce la pittura come una performance e la tela come un palcoscenico, Jones che esordisce indagando il fenomeno dell’ermafroditismo, per rendere più esplicito - intorno alla metà degli anni ‘60 - quell’erotismo appena suggerito fino ad allora. Facendo gridare allo scandalo nel 1970 quando espone una versione sado-masochista di una donna-tavolino a carponi con la schiena appiattita a sostenere un bicchiere. Sono, infatti, l’esplorazione del corpo femminile, attraverso il filtro dell’immaginario maschile, e i vari livelli di feticismo di cui la società contemporanea è permeata ad attrarlo maggiormente. Pin-up sensuali e accattivanti si trasfigurano in feticci d’arredo, sinistri manichini sono il risultato delle influenze che gli provengono da Playboy e dai pulp comics. Oggetti d’arredamento che subiscono una progressiva semplificazione formale che ne evidenzia l’aggressività di fondo e qualcosa di vagamente inquietante insita nel corpo femminile.




In Aphrodite on the catwalk non è difficile individuare il fulcro della poetica di Jones ossia il potere magico dell’amore che unisce gli opposti generando qualcosa di nuovo nella congiunzione dei principi maschile e femminile, in una selezione di 40 opere tra dipinti, incisioni e sculture di un ciclo che inizia nel 1999 sotto il titolo di The Magicians. Incentrato su magia e illusionismo nel tentativo di esplorare mondi paralleli. Tacchi mozzafiato, calze auto reggenti e abiti cuciti sulla pelle vestono le protagoniste che lievitano sensualmente o camminano sulla passerella investite da flash e luci che illuminano dal basso rendendo le loro espressioni più grottesche e ambigue. Il movimento caotico, talvolta estremo che rende i corpi aggrovigliati, condiziona cromatismi e forme che subiscono una sorta di disgregazione. Colori squillanti al limite del kitsch a favore di un dinamismo formale e di un‘aggressività sensuale coinvolgono lo spettatore cogliendolo di sorpresa tanto più se è vero, come puntualizzerebbe l‘artista, che l‘erotismo trascende le barriere cerebrali e richiede una reazione emotiva.

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