Valentina M - Int:Est
InT:EsT, ovvero interno ed esterno. Raffronto tra il sé e l’altro, tra il sofferto e il condiviso, tra microcosmo e macrocosmo, in quanto essenza stessa dell’identità. In antitesi alla massificazione individuale, all’idea d’identità precostituita in un’epoca che di effimero voracemente si nutre e dove più che mai si avverte la caducità dell’esistenza, Valentina M. ne indaga i complessi meccanismi costruttivi attraverso un processo di sedimentazione di esperienza e memoria. Leit motiv della ricerca estetica, InT:EsT implica i concetti di percorso, trasformazione e fine e si concretizza muovendo dal paradosso di volerne ossessivamente tracciare i confini in quanto l’uno è evoluzione ineluttabile dell’altro.Interni domestici, algidi ambienti immersi nel buio, luoghi di passaggio privi di un’identità precisa non lasciano spazio all’elemento umano poiché è l’osservatore a sostituirsi al soggetto dove tutto è giocato sull’ambiguità dell’illuminazione. Luoghi silenziosi tra il familiare e lo straniante sono scolpiti da fonti luminose che talvolta disorientano la percezione altre individuano spazi, architetture, geometrie annullando i confini spazio-temporali. Risente delle ambientazioni metafisiche e della concezione monumentale di Armin Linke ma anche delle saturazioni cromatiche di Erwin Olaf e della narrazione ambigua e sospesa degli interni di Elisa Sighicelli, la fotografia pittorica di Valentina M., tra minimalismo e soluzioni ritmico-lineari. Summa del percorso artistico-esistenziale, InT:EsT è il risultato del sapiente assemblaggio di tre fasi che originando dallo scatto (“Back stage”) vanno a delineare i “Percorsi”, elementi integranti che caricano di nuovi significati le immagini, per culminare nelle “Distorsioni”, (light box) spazi mentali di matrice surreale, e nelle proiezioni slide del video “Looking for”, dove l’artista traccia un percorso di autoanalisi. Sottintendono l’assenza-presenza dell’uomo, l’ambiguità dell’apparente conosciuto, la narrazione sospesa e silenziosa, i “tasselli” rivelatori d’identità celate, mutanti o perdute, mettendo a fuoco visioni ad occhi chiusi - per parafrasare Calvino - attraverso l’abile capacità dell’artista di pensare per immagini.
(Roberta Vanali da presentazione mostra)
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