Valentina M - 2 Ans



Gli oggetti della fotografia, questo è evidente, sono innumerevoli. Ogni secondo si moltiplica di nuovo all’infinito. Ogni istante del fotografare, in qualche parte del mondo, è però unico e incomparabile, il tempo, il tempo inarrestabile, ne è garante. (Wim Wenders)
E’ un viaggio a’ rebours, sulle tracce dell’esistenza sottratte all’oblio, quello di Valentina M. Un percorso che ha origine due anni addietro. Un itinerario frammentario tra le pieghe della memoria capace di cogliere sensazioni per consacrarle icone di quell’attimo irripetibile, intenso ed immediato. Immagini di luoghi che sanno di vissuto, flashback del passato che scandiscono lentamente il fluire del tempo. Precise coordinate di un viaggio fisico, che diviene fortemente introspettivo, trovano nel medium fotografico la cifra espressiva di Valentina M. Tagli inconsueti ed inquadrature apparentemente casuali congelano usci socchiusi che lasciano penetrare la luce come lama fendente, sedie che attendono presenze che non arriveranno mai, interni in penombra catturati dalle finestre aperte sulla strada. Con sguardo voyeuristico sul quotidiano domestico, con la sottile ambiguità di chi contempla con il gusto di non sapersi osservato, l’artista attinge dalla poesia visiva e dalla narrative art per dar vita ad un work in progress che guarda al passato per ritrovare ciò che è stato, individuando momenti unici e densamente evocativi.




Oggetti, parole, sensazioni che si rigenerano attraverso lo sguardo dello spettatore, al confine tra arte e poesia, e dove il rapporto parola-immagine si rivela come esigenza imprescindibile, sono ora al centro della ricerca estetica di Valentina M. La parola scritta carica di significato i frame aprendo dimensioni narrative che concedono molteplici chiavi di lettura, laddove esso rivive grazie alla maestria di chi l’ha bloccato e all’interpretazione di chi ora l’osserva e diviene a sua volta voyeur. Con ordine cronologico si snodano le diverse tappe del viaggio che prendono forma da una sottrazione fisica quanto metaforica, sia in termini cromatici – alleggeriti pian piano dalla saturazione – sia nella concretezza del gesto – attraverso la rimozione progressiva della valigie che costituiscono l’installazione integrata al percorso. Ad iniziare da "Marco" ed approdare a "Moi" in un iter dove si snodano le tredici tappe in una decostruzione progressiva dell’esistenza in quanto dovevo lasciarmi per ricominciare.




Il viaggio come nomadismo spirituale, come ideale scandaglio di vita e ricerca di un altrove. Un oculato guardarsi alle spalle alla ricerca del sé. Unica prospettiva di pellegrinaggio interiore per sfuggire allo spleen, attraverso i luoghi che hanno accolto l’artista. Viaggi. Eterne partenze senza arrivo né fine rivissute nelle parole che mi hanno trovata, nei suoni che mi hanno abitata, nelle immagini che mi hanno avvolta. Sto cercando di costruire una mappa, la mappa di uno spazio mentale e individuale. Raccolgo. (Roberta Vanali)




Recensione della mostra su Exibart


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