Cronaca 2004

Cronache di ordinaria follia, al limite dell’ambiguità. Cronache belliche, sanguinarie, ma soprattutto cronache umane. Cinque artisti si confrontano scandagliando fatti e personaggi di cronaca nera avvenuti nel 2004 attraverso una doppia interpretazione che li vede artefici di un dittico. Avvalendosi dell’antica tecnica xilografica magistralmente stampata a mano, Andrea Aversano s’immerge nella realtà di uno dei quartieri popolari napoletani. 33° - riferito al trentaseiesimo morto dell’anno - richiama la seconda parte del dittico Sotto lo stesso cielo dove una processione di donne in lutto, non estranee alla tradizione xilografica isolana, sfila accanto ai soldati in allerta sotto un cielo minaccioso. L’essenzialità del dittico di Tonino Mattu induce ad una lettura fortemente drammatica per la sua connotazione quasi innaturale. Decollazione del Battista appare delineato da pochi e rapidi tratti accentuati nella loro monumentalità da cromatismi lividi e violenti. Le cronache dall’inferno si concretizzano nella mano sacrificale che agguanta ferocemente il capo della vittima allargandosi all’altra tela dove incombe un lacerante rosso. E’ l’attimo della tragedia.
Come una sorta di cantastorie Sandro Giordano affronta lo stesso argomento sviluppando la sua efferata cronaca di guerra tramite due sequenze che illustrano Racconti arabi e americani. Lacerti di fotogrammi scandiscono, nella prima tavola, una cruenta scena di decapitazione invasa da un dissacrante maiale fuori scena che urina. Cromatismi sferzanti sono confacenti ad urlare lo strazio delle vittime della tortura, del secondo pannello, che si stagliano caoticamente nello spazio tra simbologie e metafore belliche. Silvia Argiolas s’ispira al giallo di Cogne per raccontare, attraverso i primi piani serrattissimi di Taormina e della Franzoni, un dramma ancora avvolto dal più oscuro mistero. L’esigenza di esprimere una condizione di vittimismo sconfinante nel patetico, inducono la giovane artista a definire ritratti stereotipati al limite del grottesco con una maturità tecnica notevole. Spietato interprete del degrado umano, Giuliano Sale sviscera il difficile tema della pedofilia con Neverland, parco giochi degli orrori fondato, non a caso, dalla rockstar Michael Jackson. Proseguendo il discorso della bicromia e dei tagli fotografici insoliti, l’artista mostra in primo piano la disarmante nuca di un bimbo inerme. La posa innocente e apparentemente spensierata che assume nella seconda tavola evidenzia una penosa quanto raccapricciante visione di una realtà oramai degenerata.

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