L'Italia quotidiana al Museo Man

L’Italia tra gli anni venti e gli anni quaranta. Uno spaccato di vita quotidiana tra le due guerre, nelle opere custodite dalla Gnam. Interni domestici, tranche de vie, ritratti. Quando l’arte ritornò all’ordine. E riscoprì il gusto delle piccole cose…

Si tratta di un universo d’immagini di vita quotidiana caratterizzate a volte da un realismo senza traumi a volte da una poesia elegiaca e lirica, sommessa o gridata, ma che determinano un effetto di pacata suggestione, di percettibile sintonia emotiva”. La curatrice della mostra Maristella Margozzi, prendendo spunto da una serie di opere destinate ai depositi della GNAM di Roma, ha così selezionato quarantacinque dipinti e venti sculture che scandiscono la storia italiana attraverso la tematica del vivere quotidiano. Il periodo - che va tra la fine delle Avanguardie alla Seconda Guerra Mondiale - è quello che vede imporsi, a dispetto delle sperimentazioni del primo decennio del secolo, il ritorno all’ordine, il ripristino di una figurazione di stampo tradizionale. Uno spaccato sociale nel quale si respira il gusto delle piccole cose spesso poco apprezzate perché date per scontate, ma che hanno caratterizzato parte dell’espressività di un’epoca.
Tra atmosfere d’intima familiarità ed ambientazioni silenziose e sospese nel tempo, il percorso espositivo si articola in tematiche come La natura morta, La figura, Il paesaggio, ed Il ritratto. Dalla poesia dei Fiori di De Pisis, agli Oggetti d’infanzia di Fausto Pirandello si approda al realismo magico di Sciltian con il Bacco all’osteria, per proseguire ancora con Pirandello e l’inquietante Lavandaie, intensa reinterpretazione delle classiche bagnanti. Abbandonata la ricerca futurista, Giacomo Balla ritrae la famiglia allo specchio soffermandosi su gesti ed espressioni definiti dalla luce, mentre Ottone Rosai si concentra su una rappresentazione da osteria immersa in un’atmosfera rarefatta. Nella sezione del paesaggio emergono il cezanniano Paesaggio in Val Seriana di Barbieri e La fila per l’agnello ancora di Balla, specchio del disagio sociale durante il periodo bellico. Tra i ritratti meritano particolare attenzione La fidanzata di Cipriano Oppo di gusto ingresiano, l’elegante ritratto di Isa in abito nero e Le amiche di Giorgio de Chirico, e Il burattinaio di Garzia Fioresi, ritratto intimista del mondo degli umili.Nell’ultima sezione dedicata alla scultura s’inseriscono il drammatico gruppo bronzeo Il perdono di Libero Andreotti, gli anticlassici ritratti di Minguzzi e Mazzacurati, per concludere, con lo Studio di espressione di Eugenio Baroni, raffigurazione tragica in chiave espressionista degli orrori della guerra.

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