Isola senza confini - I rassegna internazionale d'arte contemporanea

"Là dove domina l'elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell'isola è segnata da questa certezza, un'isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull'instabile. Per ogni isola vale la metafora della nave; vi incombe il naufragio. (…) La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori. Ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda. (…) Solo nel momento felice dell’arte quest’isola è vera". (Manlio Sgalambro)

Sulla base di una linea orientata verso un dialogo immediato d’interazione e scambio origina la prima rassegna d’arte Internazionale "Isola senza confini". Nata dall’esigenza di accorciare le distanze oltrepassando le difficoltà imposte dal sistema dell’arte, la rassegna si propone non solo il superamento dei confini geografici ma anche di quelli socio-culturali e soprattutto intellettuali. Aprire nuovi scenari artistici d’incontro e dialogo, grazie ad un processo di compartecipazione di artisti di diversa provenienza geografica, volti ad uno scambio interculturale che scandisca i diversi linguaggi estetici, delineando uno spaccato sulle ultime tendenze della ricerca artistica contemporanea, questo il filo conduttore che distingue la rassegna. Il compito dell’artista è quello di comunicare agli altri uomini un messaggio poetico, espresso con forme, colori, a due o più dimensioni, con movimento; senza preoccuparsi a priori se quello che verrà fuori sarà pittura, scultura o un’altra cosa ancora (…) purchè contenga questo messaggio e purchè questo messaggio parli, si faccia capire anche da un minimo di persone. (Bruno Munari)
Pittura, scultura, fotografia, incisione, installazione e videoarte saranno confacenti ad intessere una rete di collaborazione, scambio e confronto da condividere in loco nel tentativo di abbattere anche quella barriera che s’interpone tra pubblico ed artista. Italia, Spagna, Romania, Giappone, Austria, Albania, Danimarca e Germania le nazionalità di provenienza degli artisti invitati a condividere questa esperienza di dieci giorni al termine dei quali è prevista una mostra delle opere realizzate. La conseguente donazione, al fine di dare vita ad un’esposizione permanente, consentirà di analizzare differenze e pluralità, mettere a fuoco diversi punti di vista, indagare espressività e significati contrastanti, confrontare eterogenei linguaggi in quanto il destino di un’opera – secondo il pensiero di Giulio Paolini – è quello di accrescere l’infinita teoria di scoperte che animano l’imperscrutabile corso dell’arte.
Nella sua fase ancora embrionale "Isola senza confini" intende proporsi come un nuovo polo internazionale dell’arte contemporanea capace di comunicare il valore universale del linguaggio artistico. Arte senza confini e senza limitazione alcuna poiché, come sostiene Manet tutto ciò che viene privato della sua libertà perde sostanza e si spegne rapidamente.
L’interdisciplinarità e la molteplicità di linguaggi estendono le capacità d’osservazione e comprensione dando diverse possibilità interpretative, proponendo nuove visioni e concezioni di ciò che circonda l’uomo nell’intento di allargare, collegare, intrecciare e confrontare visioni parallele e opposte che si fanno forza a vicenda, così da ampliare la conoscenza umana e consentire un positivo divenire delle arti a proposito del quale Gillo Dorfles esprime la sua personale opinione: …Ecco dunque perché non siamo pessimisti riguardo alle possibilità evolutive dell’umanità, e alle possibilità continuative (se non evolutive) dell’arte; e perché riteniamo che – oggi ancor più di ieri, quando alla sua base c’era una funzione magica, rituale, mitica o religiosa – l’arte possa e diventare fonte di catarsi e di illuminazione costante e insostituibile per l’uomo.


NORA BLAJ DEMETRESCU (pittura)
Tra pittura gestuale, grafismi indecifrabili e impostazioni dalle connotazioni geometrizzanti si sviluppa il linguaggio estetico di Nora Blaj Demetrescu. Nostalgia e memoria scandiscono un fitto substrato che dalla ricerca informale a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 si estende alle espressioni del dopoguerra francese che vede i propri esponenti nell’astrattismo legato all’esperienza concreta della natura quali Manessier, Bazaine e Bissiere.

GEORG BRANDNER (pittura)
Si fonda sull’espressività del colore e del gesto il linguaggio artistico di Georg Brandner. I colori primari con inclusioni di bianco e neri associati all’impetuosa gestualità permettono all’artista-sciamano di liberare l’energia positiva intrinseca negli elementi naturali quali minerali, ferro e fuoco.

GIULIA CASULA (installazione)
E’ la poetica dell’effimero che contraddistingue l’indagine concettuale di Giulia Casula. Tramite molteplici linguaggi estetici, quali pittura, scultura, video, teatro ed installazione, l’artista da vita ad ironici assemblaggi di materiali effimeri dagli echi ludici che indagano il corpo in movimento ed il rapporto che esso instaura con lo spazio.

DAMIANA DEGAUDENZI (pittura)
Inquietanti radiografie s’innestano come protesi nel tentativo far luce sull’interiorità individuale visualizzando il lato oscuro latente di ogni essere umano. Damiana Degaudenzi si serve paradossalmente dei raggi X per giungere ad un equilibrio tra l’eterea spiritualità e la grave fisicità che la opprime.

SIMONE DULCIS (pittura)
Attinge da calde e tribali suggestioni africane che si articolano ad espressività segniche metropolitane, l’immaginario estetico di Simone Dulcis. L’irruenza materico-gestuale, coniugata ad impetuose incisioni che traggono origine dai rituali scarificatori, incarna drammi esistenziali ed inquietudini sulla precarietà del destino. Sul filo di simboli che individuano presenze e nel contempo determinano assenze affiorano cupe voragini di territori indefiniti. La spietata indagine introspettiva, legata a terrigni cromatismi con improvvise accensioni che emergono dall’oscurità del bitume, muove dalla stratificazione materica, evocatrice di memorie vissute, per giungere ad esiti di profonda spiritualità.

ELISABETTA FALQUI (incisione: xilografia)
Il linguaggio segnico di Elisabetta Falqui si riallaccia a simbologie ancestrali nel tentativo di cogliere l’essenza degli elementi naturali. L’artista graffia, lacera e scalfisce la superficie lignea articolando composizioni sintetiche in grado di svelare ricordi, memorie, impronte lasciate dal tempo che passa e destinate a cadere nell’oblio. Il calligrafismo xilografico permette, oltre all’immediatezza espressiva, l’esternazione di uno stato di malessere che attraverso improvvisi squarci luminosi rivelano silenziose visioni interiori.

SANDRA FERNANDEZ SARASOLA (incisione: acquaforte)
Profonda conoscitrice di tutte le tecniche calcografiche tradizionali e sperimentali, Sandra Fernandez Sarasola coniuga acquaforte, acquatinta, serigrafia, fotoincisione e puntasecca a collages e ritocchi manuali. Attraverso la serialità dell’opera, che subisce minime alterazioni, l’artista si fa interprete di un’umanità immersa nella natura e nell’ambiente metropolitano scandagliando inquietudini e stati di disagio.

FREE DOG CLUB (video e installazione)
Fondato da Gianni Broi e Anna Maria Caracciolo, il Free Dog Club - "libero gruppo erratico di pellegrini dell’arte" - concepisce l’arte come un grande gioco dove codici e tecniche artistiche tradizionali vengono infranti secondo un principio di contaminazione e scambio attraverso l’uso di tutti i media a disposizione. Il gruppo considera la Mail Art come il mezzo espressivo più idoneo alla loro poetica.

JESUS HERRERO (installazione)
Sono la poetica dell’assurdo e il paradosso a caratterizzare l’espressività estetica di Jesus Herrero. Simbologie e metafore incarnano frammenti di realtà vissute e indagano nuovi spazi visivi, attraverso l’uso dei più disparati materiali, alterandone la percezione più immediata.

MAKOTO (installazione)
Confluisce nell’installazione e nel dialogo che questo instaura con l’ambiente circostante, l‘indagine artistico-concettuale di Makoto. Reduce dall’esperienza mistica con Ermanno Olmi, l’artista indaga la relazione spazio-temporale imballando persone e oggetti nel tentativo di fermare il tempo che inevitabilmente scorre.

AGHIM MUKA (pittura)
La sottile poetica di Aghim Muka si palesa in composizioni che traggono spunto dal linguaggio dell’avanguardia dadaista dell’assemblaggio per confluire in una pittura, vicina alle strutturazioni new dada, fatta di tasselli di vita orditi sulla base della ricerca delle proprie radici culturali. Gli elementi di una natura lontana ed incontaminata lasciata alle spalle si giustappongono ad intessere lirici racconti d’infanzia, tracce e frammenti di esistenze vissute che s’innestano in uno spazio senza tempo.

EVA MARIA NEUPER (pittura)
La pittura di Eva Maria Neuper si esprime attraverso calligrafie simboliche atte a scandagliare la multistratificazione di antiche culture aprendo nuove prospettive di fronte all’incomunicabilità. La decontestualizzazione dei diversi alfabeti supera le barriere linguistiche restituendo un linguaggio universale che esprime i concetti eterni del pensiero umano.

PRIMO PANTOLI (scultura)
Dagli anni di denuncia sociale contraddistinti da Studio 58, Primo Pantoli approda ad una sorta d’ideologia per immagini di matrice fauves e contaminazioni proprie della Die Bruke. La parentesi informale londinese anticipa la visionaria figurazione che dopo l’apparente periodo solare divisionista degli anni Novanta sfocierà in un linguaggio estetico dagli esiti crudamente espressionistici, delineando drammi esistenziali di una società al limite della sopravvivenza, che contraddistinguono il periodo più dissacrante di questo eccletico artista.

SLAVENCA PETRE (scultura)
Muovendo da suggestioni di brancusiana memoria per poi passare ad Harp ed alla materia organica di Henry Moore, Slavenca Petre plasma il suo immaginario artistico attraverso forme semplificate derivate dalla natura che trovano espressione in quel prezioso elemento creativo che è il bronzo.

MARILENA PITTURRU (scultura)
Il percorso artistico di Marilena Pitturru si delinea attraverso la rappresentazione del corpo umano come prezioso involucro di emozioni pronto a liberarsi dalle incombenze che l’esistenza impone. La continua sperimentazione di terre ed argille refrattarie è confacente ad instaurare un dialogo tra la parte maschile e quella femminile – deputate all’incomunicabilità - alla ricerca di un’identità perduta, di un’anima prigioniera che difficilmente riesce ad inserirsi nella complessità della società contemporanea.

GULLA RONNOW LARSEN (pittura)
Adotta un linguaggio analitico sintetico che deriva dalla sperimentazione plastica dei materiali inserendosi pienamente nella corrente minimalista degli anni Sessanta. Da algide rappresentazioni fondate sull’essenzialità geometrica, Gulla Ronnow Larsen esplora e mette a nudo la forma indagandone le potenzialità e il rapporto con lo spazio circostante.

GIANNI SALIDU (scultura)
Gianni Salidu predilige i materiali locali quali trachite, ginepro ed olivastro per raccontare tradizioni e costumi radicati nell’isola. Attraverso un’espressività plastica naif, lo scultore plasma la materia istintivamente raffigurando un’umanità sofferente tra sacro e profano nel tentativo di sviscerare le origini di una terra arcaica.

ANGELO SECCI (diart: fotografia-pittura)
L’originale ricerca estetica di Angelo Secci, risultato di un’armonica fusione tra diapositiva e pratica pittorica, è stata battezzata dallo stesso artista con il termine DIART. L’intervento materico-cromatico sulla superficie di celluloide consente risultati espressionisti notevoli accentuati dall’interazione luminosa che conferisce una particolare brillantezza alle immagini. Muovendo dalle origini della storia dell’umanità l’artista ne indaga la condizione interiore e la capacità di relazionarsi con l’universo attraverso spiritualità e magia con un linguaggio che trova le sue radici nell’espressionismo di matrice tedesca.

KAZUTO TAKEGAMI (pittura)
Sembrano trarre ispirazione dall’antica poetica Haiku le liriche rappresentazioni di Kazuto Takegami. Da lievi dissolvenze cromatiche emerge la pittura iconica di questo artista nipponico dalla formazione artistica che affonda le radici nella corrente onirica del surrealismo occidentale dalla quale è possibile individuare l’influenza dell’incisivo tratto xilografico delle stampe giapponesi.

GEMMA TARDINI (installazione pittorica)
Al limite della monocromia Gemma Tardini predilige una pittura fortemente materica impostata sulle tonalità dei grigi appena spezzati da sferzanti quanto drammatici innesti carmini. Tenendo fede al leit motiv che contraddistingue tutto il suo percorso, l’artista trae ispirazione dai versetti delle Sacre Scritture per dar vita ad una umanità informe e silenziosa che si contorce straziata, come in una sorta di girone infernale, nell’impossibilità di liberarsi dalla colpa e dal tormento che l’affligge.

MONIKA WOLF (pittura)
Per Monika Wolf l’assemblaggio di materiali di riciclo è atto a rivelare i segni che il tempo inevitabilmente imprime sulla materia. L’analisi del processo metamorfico è scandito da una espressività di matrice onirica che si espleta attraverso il lirico immaginario ludico-infantile che costituisce l’essenza del microcosmo dell’artista.


(Roberta Vanali - Testo catalogo della rassegna)

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