Le astrazioni di Antonello Casu

Scaturisce dalla trasfigurazione materica condizionata da alterazioni luminescenti, la ricerca estetica di Antonello Casu, per confluire nella perdita d’identità dell’oggetto che diviene frammento dell’anima. In relazione all’incidenza della luce che tutto investe e muta, l’artista, con particolare sensibilità retinica, coglie immagini che solo ad un’osservazione molto approfondita si rivelano minuziosi particolari di fatiscenti quanto suggestive barche erose dal tempo. La capacità d’osservazione, l’inclinazione all’astrazione e l’affrancamento da una percezione univoca della realtà gli permettono di focalizzare nuovi orizzonti interpretativi, rivelando la poesia dell’attimo che scorre, della luce che disgrega e ricompone la materia attraverso il mutevole filtro dell’interiorità. Muovendo da un’attenta analisi del reale, Antonello Casu estrapola isolati particolari della natura che decontestualizza creando luoghi dell’immaginario con la volontà di dipanare gli intricati meandri della memoria. Nella prima fase del suo percorso, al confine tra pittura e fotografia, concentra l’attenzione sull’essenzialità lineare e le piatte campiture circoscritte dal più puro geometrismo giocato sull’orizzontalità della rappresentazione. Non esiste regola prospettica, volutamente tutto si svolge su un unico piano. Se in questo frangente risente dell’eco dell’avanguardia costruttivista è innegabile il collegamento della produzione successiva con il filone anni Cinquanta di Migliori e con l’attenta sperimentazione cromatica di Fontana. Rifrazioni abbaglianti, create dal lento movimento delle acque, affiorano di tanto in tanto disegnando tenui profili astratti.



Il riverbero sulla levigata superficie lignea determina tagli ed intersezioni dinamiche, originando lirici paesaggi fluttuanti che rompono la rigorosità della rappresentazione, anticipando i più recenti scatti giocati sull’asperità lignea e sulle sovrapposizioni longitudinali che suggeriscono fughe prospettiche. “Nella fotografia cerco la dimensione dello spazio; a mio parere è alla base di tutto l’equilibrio della vita, quindi anche di ogni forma artistica” (F. Fontana). Memore della pittura informale che da Fautrier si estende a Burri e Tàpies, la materia stratificata e arsa dal sole si coagula, ribolle e deflagrando concede interstizi dove vanno a depositarsi incrostazioni e tracce di microrganismi, austeri testimoni del tempo. La metamorfosi ha avuto inizio, la materia s’increspa squarciandosi lentamente. Chiodi arrugginiti, tavole sconnesse e inaspettate cesure, penetrate dalla vibrante luce, tagliano la superficie originando direttrici e scandendo l’ampio spazio rappresentativo. Affascinato dal concetto dello straniamento, stimolato da percezioni visive che hanno radici nella dimensione dell’immaginario, Antonello Casu, con lucidità e notevole abilità tecnica, delinea paesaggi dell’anima, frammenti della memoria dai cromatismi sferzanti che la calda luce mediterranea rivela in tutta la sua poesia, facendo proprie le parole di Duchamp secondo il quale “…è chi osserva a creare il quadro”.


(Presentazione della mostra personale di fotografia di Antonello Casu svoltasi al Museo Civico D'arte Contemporanea di Calasetta)

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