Bernardì Roig - El hombre de la làmpara
Emergono dall’oscurità avvolti da un’occulta aura che pare effondersi ad attenuare la drammaticità della rappresentazione. Sillas e lamparas, in un incessante stato di precarietà, definiscono angusti spazi desolati. Emblematici oggetti divorati dalle fiamme emanano fulgori evanescenti assorbiti da un’atmosfera al limite del reale. La luce, leit motiv della poetica di Bernardì Roig, perde l’acquisita connotazione benefica per impregnarsi di significati devastanti: è l’ultimo bagliore sprigionato dopo l’avvenuta catastrofe.
I personaggi che vivono le sue opere sono fantasmi che vagano in uno spazio fuori dal tempo. In silenzio, come in un’impietosa Via Crucis, portano sulle spalle l’incolmabile pena del vivere vagando in uno scenario saturo di pathos. La riflessione sul senso dell’esistenza, l’ineluttabilità del divenire prendono forma nell’El hombre de la làmpara. Diogene contemporaneo, esso si muove a stento tra le tenebre di un’atmosfera apocalittica, cercando l’uomo nella sua più profonda essenza. Incurvato dal peso del sacrificio è simbolo dell’incomunicabilità, del disagio esistenziale, dell’ossessiva conflittualità interiore che confluisce nella vertiginosa perdita d’identità infondendo un’angosciante sensazione di solitudine.
L’evanescenza e i contrasti chiaroscurali di rembrandtiana memoria appaiono come fagocitare uomini ed oggetti nel tentativo di dissolvere gli ambigui aspetti reconditi che logorano la psiche. Tra i vortici dell’anima, l’eclettico artista invita lo spettatore a fermarsi, sedersi e riflettere consapevole della sconfitta subita dall’alienante quotidianità che schiaccia l’umanità e ne soffoca il disperato urlo di dolore. (Roberta Vanali - Presentazione in catalogo della mostra)
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