Isola implode-muore

Le sette grandi tele esposte, sono sufficienti a creare, nelle sale della galleria, quell'atmosfera evocativa di terre lontane dalle quali estrapola immagini soffuse e pregnanti di materia. La ricerca di Simone Dulcis parte dalla pittura gestuale per amalgamarsi a materiali di recupero che decontestualizza al fine di renderli tutt'uno con la superficie pittorica. L'evidente stratificazione delle sue opere suggerisce esistenze vissute profondamente, nelle quali incide codici che testimoniano il passaggio di qualcuno o un evento da non dimenticare. Fondamentale, per la sua formazione, il soggiorno in Africa del quale riporta i colori di tramonti infuocati e gli infiniti spazi sabbiosi per definire un contesto urbano denso di drammaticità e incongruenze.
La presenza di croci, all'interno di un campo delimitato, viene interpretata dalla Menesini come il simbolo di una comunicazione negata, rafforzata, in alcuni casi, da grate che si stagliano sullo sfondo. Come nel caso dell'opera intitolata "Funesto lamento " - a mio avviso uno dei pezzi più interessanti - una gran croce nera in primo piano, si espande su un intenso sfondo rosso, dal quale emergono ombre minacciose. Lo scenario denso di drammaticità è appena attenuato da una bianca luce che timidamente si affaccia, quasi a neutralizzare il pathos. Se in "Vorrei strapparti il cuore" emerge quell'amore selvaggio e "cannibalesco" della metropoli, non si può affermare lo stesso per "Isola-Implode-Muore " dove i codici quasi graffiati nella superficie, evocano emozioni che cercano di liberarsi da un passato silenzioso.

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