Attivismo, emancipazione ed empatia nell’opera di Letizia Battaglia in mostra a Cagliari



Senza Fine è un omaggio a Letizia Battaglia attraverso 70 immagini che ripercorrono cinquant’anni della sua carriera, tra fotografia, cronaca e vita privata.


Proveniente dalle Terme di Caracalla dov’è stata in esposizione nel 2023 e curata da Paolo Falcone, Senza Fine vuole essere un’installazione aperta per simulare l’atteggiamento condiviso da Letizia Battaglia di rompere gli schemi. Promossa dal Comune di Cagliari in collaborazione con la Fondazione di Sardegna, con l’organizzazione di Electa in collaborazione con lArchivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti, la mostra è visitabile fino al 26 ottobre 2025 a Cagliari al Palazzo di Città.


L’attivismo di Letizia Battaglia

Sono stata salvata dalla fotografia. Ero una donna giovane, intelligente, disperata. Il mio incontro con la fotografia mi ha permesso di esprimere i miei pensieri, la mia ribellione, il mio impegno sociale e politico.” L’impegno di una donna coraggiosa che ha dedicato la sua vita alla verità. Simbolo di resistenza ed impegno civile, Letizia Battaglia è stata un esempio di passione e coraggio e la sua opera strumento di denuncia contro omertà e terrore in una Sicilia tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta quando la mafia era ancora un fenomeno potente e fortemente radicato sul territorio. Ha lottato contro ogni forma di oppressione, sfidato le convenzioni del suo tempo, soprattutto discriminazione e disparità nei confronti dei deboli e dell’universo femminile. Non a caso è stata la prima donna a gravitare in un ambito prettamente maschile tra rappresentanti delle forze dell’ordine, giornalisti e mafiosi.




L’omaggio a Lina Bo Bardi

Con l’obiettivo di superare gli stereotipi, l’allestimento al Palazzo di Città non segue un ordine cronologico o tematico ma si rivela aperto per concedere un diretto contatto con le opere dell’artista. Un percorso immersivo che, a detta del curatore, si estende come una foresta nelle sale del Palazzo di Città per via di strutture autoportanti in plexiglass e acciaio, ispirate ai celebri cavaletes in cristallo temperato di Lina Bo Bardi. Contribuendo a dare luogo ad un’opera d’arte totale. Una costellazione di immagini che ha un suo ordine nel caos, come era per la vita e la creatività di Letizia Battaglia, in cui le sequenze non dettano linee narrative secondo raggruppamenti per temi o cronologie, i quali rischiano sempre di portare a letture forzate o di far cadere nel più freddo ed erroneo stereotipo, sempre inaderente alla complessità di esistenze, luoghi, fatti storici e privati, dichiara Paolo Falcone.


Il percorso espositivo

Ad aprire l’esposizione uno scatto tanto emblematico quanto poetico: una paziente dell’ospedale psichiatrico di Palermo porge timidamente un fiore all’obiettivo, rivelando l’innata capacità dell’artista di entrare in stretta empatia con i suoi soggetti. Letizia Battaglia ama questa ragazza perché in qualche modo le somiglia: dentro quel manicomio, pensa senza dirlo mai, avrebbe potuto finirci anche lei come tante altre donne vittime di abuso, impazzite per il dolore di non essere credute.

L’approccio documentaristico, l’uso del bianco e nero per acquisire maggiore forza e immediatezza, la presenza sul campo discreta e attenta e le testimonianze dirette come atto di denuncia per sensibilizzare e far riflettere sono i punti cardine dell’indagine documentaristica dell’artista che a scene di estrema violenza ed efferatezza alterna immagini di speranza e dolcezza. 




La ferocia della mafia

Ha raccontato tutto della sua Sicilia, dalla cronaca alla cultura, dalla politica alla società fino al mondo dell'aristocrazia. Vita e morte nel bene e nel male. In mostra dal triplice omicidio a Piazza Sant’Oliva a quello della Vucciria, dall’arresto di Leoluca Bagarella all’agguato al giudice Cesare Terranova fino alla scrivania di Boris Luciano il giorno del suo assassinio. L’intenso ritratto in penombra di Rosa Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito ucciso insieme al giudice Falcone e ai sui colleghi, è l’ultima immagine a documentare le sanguinarie stragi di mafia. 


Bambini, donne e intellettuali

Aggiungere alle foto dei morti le foto dei vivi, dei giovani, dei bambini, delle donne era un modo per inventarmi un’altra realtà, per spostare il famoso “punctum” dal morto ammazzato. Accanto ad attori teatrali, bambini impegnati nei loro giochi o a scuola, pazienti psichiatrici, feste e nudi di donna emergono Franca Rame immortalata un anno dopo il rapimento e la violenza sessuale da parte di 5 uomini di estrema destra, Pier Paolo Pasolini mentre si copre il viso con le mani in occasione di un dibattito sulla libertà di espressione, Renato Guttuso e Leonardo Sciascia che si godono un pomeriggio all’aperto tra sorrisi e sigarette tra le dita ed Enrico Berlinguer ad un comizio del PCI. A chiudere l’esposizione Olimpia a Mondello nuda, sdraiata sulla battigia con la figlia Anna tra le braccia e in grembo un’altra creatura.




Il catalogo

Targato Electa, a cura di Paolo Falcone e Sabrina Pisu, il catalogo nasce come prezioso ampliamento della mostra ospitata per la prima volta alle Terme di Caracalla per il quale sono state coinvolte sette scrittrici, tra cui Dacia Maraini, che hanno sfruttato le lettere del titolo per citare alcuni aspetti legati alla sua vita: S come Sogno, E come Empatia, N come Nascita, Z come Zoccola, A come Attivismo, F come Futuro, I come Intraprendenza, N come Nostalgia e infine E come Emancipazione. Un sillabario che è l’espressione di una grande donna dalle tanti volti e dalle grandi passioni che non temeva la morte: Non la considero la morte, non la penso, non ho mai avuto un rapporto con la morte. Quando arriva, arriva: arrivederci. Di me resteranno le mie figlie, i miei nipoti e pronipoti che sono parte di me. E le mie fotografie rimarranno, spero saranno una testimonianza degna della Storia. Per cui, ecco, non morirò.



Commenti

I più popolari