Riccardo Lo Re mi intervista in merito a CREATURE - Mitologia Sarda
Janas, Cogas, Gentiles, Momoti, Traigolzu, Maimone, Erchitu. Sono solo alcune delle figure presenti in questo splendido volume di Roberta Vanali. L’autrice, con Creature – Mitologia Sarda (edito da La Zattera di Alessandro Cocco), ha deciso di guidarci in questo viaggio favoloso e oscuro nella storia dell’isola. Un percorso a tappe accompagnato da esseri leggendari che hanno inciso sul patrimonio e la tradizione isolana, tramandata di generazione in generazione dalla notte dei tempi.
Cosa l'ha spinta a intraprendere questo progetto editoriale?
Innanzitutto perché questo patrimonio fondamentale per la nostra identità culturale non cada nell’oblio dal momento che si avvia a diventare perlopiù oggetto di consultazione per cultori della materia e antropologi. Inoltre perché incarna il pretesto per offrire uno spaccato sull’illustrazione contemporanea sarda che si pone in perfetta continuità con la lunga tradizione iniziata negli anni Venti del secolo scorso, pertanto ogni creatura leggendaria del libro è accompagnata da un’illustrazione a colori a tutta pagina.
Cos'hanno di così particolare le creature mitologiche della Sardegna?
Le creature mitologiche sarde sono uniche oltre che vastissime, ogni paese della Sardegna ha le sue. Fondamentali per ricostruire l’identità di un’isola hanno radici antichissime tramandate oralmente dalla notte dei tempi spesso attorno ai focolari domestici.
Sono figure ambigue e sfuggenti che vagano nelle tenebre fino all’alba e vivono nei boschi, nelle acque e nelle caverne. Sono demoni, fate, streghe, vampiri e folletti. Esseri soprannaturali spesso demonizzati con l’avvento del Cristianesimo e giunti fino a noi con forti caratteristiche tra sacro e profano che convivono e talvolta si sovrappongono.
Quanto è stato difficile selezionare le opere degli artisti e metterle insieme in questo volume?
Le opere sono state realizzate ad hoc per questa pubblicazione. Ho coinvolto 28 tra i più interessanti illustratori e grafici sardi, orientati sul genere fantastico e l’horror. Ad ognuno di loro ho assegnato una delle creature che sono state restituite con differenti linguaggi espressivi e una varietà di tecniche artistiche. Avevo la certezza che i risultati sarebbero stati eccellenti essendomi affidata a professionisti di grande spessore. E così è stato.
Arte e mitologia. Quanto questo legame ha definito l'identità di un'isola come la Sardegna?
Arte e mitologia rappresentano un legame imprescindibile in tutta la storia dell’arte capace di definire l’identità culturale di ogni popolo e quello sardo non è da meno. È d’obbligo citare le Domus de Janas, le case delle fate disseminate in tutta l’isola, le Tombe dei Giganti, abitazioni di orchi e sepolture ciclopiche, ma anche i pozzi sacri dove si celebravano riti magici e i bronzetti nuragici, che tra gli altri rappresentano dei, satiri e misteriosi esseri con quattro braccia e quattro occhi. Per arrivare in epoca contemporanea a Costantino Nivola con le sue dee madri e a Maria Lai con numerose opere ispirate alle leggende sarde.
La Sardegna ha un ricco patrimonio di miti e leggende che ci parlano di una terra antica. Quale storia l'ha più fatta innamorare?
Tutte le creature di cui parlo godono di un grande fascino spesso oscuro. Da Nannai, signore di tuoni e fulmini, ai Caddo Birdes, i bellissimi cavallini verdi. Dalla Filonzana, ossia la filatrice ai Gentiles, costruttori di nuraghi e tombe megalitiche, fino agli spauracchi per redarguire i bambini disobbedienti tra cui Mama de su Bentu e Mama de su Frius. E tante altre.
Se potesse tornare indietro nel tempo, in un qualunque periodo della storia della Sardegna, quale sceglierebbe e cosa porterebbe nel presente?
Sceglierei l’epoca d’oro della Sardegna, quella dei regni dei Giudicati per portare la testimonianza della straordinaria città di Santa Igia, capitale del Giudicato di Calari dal IX al XIII secolo. Situata ad oriente dello stagno di Santa Gilla fu distrutta due volte: la prima dai Pisani insieme a una coalizione degli altri tre giudicati nel 1258, la seconda negli anni Ottanta con le colate di cemento da via San Paolo a viale Monastir fino alla città mercato e oltre. Una catastrofe archeologica senza precedenti.
L'arte, vista la sua esperienza, può essere uno strumento per capire, sentire e interpretare il territorio e la sua storia? E quanto può essere utile anche a livello turistico?
Con gli strumenti forniti dalle arti visive si possono comunicare concetti legati alla società, alla cultura e al territorio. L’arte è la chiave di lettura per interpretare la complessità della società contemporanea capace di far emergere punti di forza e criticità. L’importante è non reiterare modalità desuete legate alla tradizione bensì restituire con un linguaggio contemporaneo quello che è il nostro patrimonio culturale.
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