MIRELLA MIBELLI - An Artist’s Abstract Season



Segni di energia che si sviluppano da un grumo gelatinoso di materia, che si nutre di sangue e acqua. Non sono ferite come può sembrare a prima vista, questi sono cuori che battono o nuovi organismi viventi. (Maria Lai)


Si rivela cruciale il 1958 per l’artista Mirella Mibelli. Rientrata a Cagliari dopo aver conseguito il diploma all’Istituto d’Arte Zileri a Roma entra a far parte di quella frangia di rottura e innovazione che in Sardegna è stata incarnata dallo storico Gruppo 58 e contemporaneamente inizia a frequentare a Salisburgo la Scuola del Vedere diretta da Oskar Kokoschka, uno dei massimi esponenti del movimento Espressionista.

Sull’esplorazione dello spazio attraverso il colore è concentrata la ricerca dell’artista che confluisce in una attenta disamina della realtà mediata dall’utilizzo della tecnica ad acquerello. Ho dedicato molto tempo allosservazione del mare, le rocce, in sostanza al paesaggio della Sardegna. (..) Ciò che mi prendeva ed intrigava era il fatto che ciò che osservavo erano segni e colore. Osservare dalla barca o in giro per la campagna mi provocava sempre grandi emozioni, mi sono sempre domandata il perché e sono arrivata alla conclusione che in fondo tentavo di spiegare con guizzi di luce e linee vibranti le sensazioni che il mondo mi provocava. 

Dopo una battuta d’arresto dell’attività dovuta al matrimonio e alla nascita dei due figli, a partire dal 1968 e fino alla metà degli anni Novanta, insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico di Cagliari. Negli anni Settanta prosegue la sua fase figurativa - sintetica e minimalista, fatta di velature sovrapposte e di dirompente carica narrativa - fino al raggiungimento di quella contaminazione che coincide con la svolta informale. La trasfigurazione lirica della realtà è progressiva e giunge alla sua estremizzazione con l’acquisizione delle tecniche calcografiche che si rivelano particolarmente congeniali al linguaggio espressivo dell’artista. Diventano pratica di esplorazione di quel territorio di confine dove segno e colore convergono dando vita a minuti grafemi e texture tese a modificare lo spazio e la percezione visiva.





Se la forma lasciava all’artista tutte le possibilità della natura creatrice, l’informale aveva però una nuova possibilità di trascendere dentro di essa, aprendo così un’infinità di nuove porte sugli indefiniti formali. Così scriveva Antoni Tapies nel 1952 riferendosi a quell’informale che ha le sue radici nell’Espressionismo nordico di cui rimane traccia nei cromatismi accesi e contrastanti e nell’impiego di una linea incisiva e dal quale pare scaturire il codice espressivo di Mirella Mibelli. Sovrapposizioni tra cromie calde e fredde sono improvvisamente squarciate da gesti repentini che l’accostano alla gestualità di Emilio Vedova e al tratto rapido e deciso di Hans Hartung sottolineando il carattere intensamente espressivo del segno. Quel segno a tratti regolare fatto da una parte di linee filiformi che s’incrociano formando reticolati e trame altamente vibranti, dall’altra da una pittura a macchia dilatata e liricamente sfumata, tratti distintivi che caratterizzano le opere selezionate per questa mostra alla The Social Gallery. Appartenenti agli anni Ottanta, le 12 opere di piccole e medie dimensioni, mostrano alcune delle tecniche più utilizzate dall’artista nel corso della sua carriera, dall’acquerello su carta alla ceramolle, dall’acquatinta all’inchiostrazione à la poupée. Queste ultime ottenute dalla sperimentazione iniziata nel 1982 all’Accademia di Urbino con Franco Ferrovecchio e proseguita nella stamperia L’Aquilone di Rosanna D’Alessandro a Cagliari. 





Quella di Mirella Mibelli è stata un’esistenza vissuta appieno tra creatività e sperimentazione, ricca di stimoli e costellata di soddisfazioni ma al contempo drammatica e pregna di sofferenze. Infatti, dopo la malattia e la conseguente morte del marito avvenuta nel 1986, tre anni più tardi le viene diagnosticata la sclerosi multipla, nonostante ciò l’artista non rinuncia a perseguire i suoi obiettivi. Partecipa ad importanti collettive nella prestigiosa Galleria Duchamp e la Galleria Comunale di Cagliari le dedica un’antologica. S’impegna in vari progetti, tra cui una personale al Centro Man Ray, ma solo fino al 1995 quando aggravandosi è costretta su una sedia a rotelle. 

Nel 2002, su richiesta dell’amministrazione di Quartu Sant’Elena, realizza il bozzetto di un’intervento urbano messo in opera grazie alla collaborazione di Carla Orrù e Lidia Pacchiarotti, curatrici del progetto di riqualificazione dell’area antistante il Municipio. Realizzato sul muro cieco del palazzo ad angolo tra via Eligio Porcu e piazza XXV Aprile con elementi di riciclo quali cocci di terrecotte ricavati da mattoni, tegole e piastrelle combinati ad elementi meccanici e industriali in ferro arrugginito, il monumentale site specific è stato brillantemente risolto tra accostamenti, sovrapposizioni e variazioni cromatiche che, tra tensione e dinamismo e il calibrato equilibrio compositivo, richiama gli stilemi propri della produzione grafica dell’artista. 





Le barche, però, le vedo andare calme al largo, con le vele gonfie, colorite come tulipani: vanno laggiù, dove il mare e il cielo si confondono in uno stesso vapore violaceo, mentre a riva le onde si portano via il vento, giocando con esso come i delfini fra loro. Come scrive Raffaella Venturi nel suo addio, in occasione di una lettura ad alta voce Mirella chiese di sottolineare questo passo tratto da Il Paese del Vento di Grazia Deledda nel quale si ritrovava. Era il 31 agosto del 2015 quando l’artista lasciava questo mondo.



Bibliografia essenziale


AA.VV, Segni di autore in Sardegna, Mazzota Editore, Milano 1988.


Mirella Mibelli, in “Soliana”, n. 4, Cagliari 2008.


M. D. Picciau, Tracce nell’acqua, Condaghes, Cagliari 2004.


Filo Linea Colore: Maria Lai, Mirella Mibelli, Rosanna Rossi. Tre storie per l’arte al femminile, Maria Angela Sanna (a cura di), Arkadia 2013.


R. Venturi, Addio cara Mirella, artista del paese del vento, L’Unione Sarda, Cagliari 1 settembre 2015.


G. Murtas, Mirella Mibelli: la magia del colore, Oristano 2023.

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