Rosanna Rossi - CROMATICA



Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dellora felice: io e il colore siamo tuttuno. Sono pittore. (Paul Klee)


Ha ventun anni, Rosanna Rossi, quando aderisce attivamente al Gruppo 58 con Primo Pantoli, Gaetano Brundu, Tonino Casula e Mirella Mibelli con l’obiettivo di conquistare la piena libertà d’espressione in contrapposizione a quella che era la tradizione sarda legata all’imperante folclorismo di Floris, Figari, Ballero e Delitala, per citarne alcuni, in un clima di ricerca e sperimentazione all’insegna della rottura con l’accademismo dell’epoca e una certa rigidità intellettuale. La cifra stilistica di questi anni è prettamente espressionista: pennellate decise e violente si accostano a cromatismi acidi e alla deformazione della linea, essenziale e fortemente marcata.

Si rivelano fondamentali per la sua formazione gli insegnamenti dell’astrattista Bice Lazzari all’Istituto d’Arte Zileri di Roma e le frequentazioni, dopo il rientro in Sardegna, con Marisa Volpi Orlandini e Gillo Dorfles, all’epoca docenti all’Università di Cagliari. Non da meno è stata l’esperienza maturata all’ex Manicomio di Villa Clara dove impartisce lezioni di discipline pittoriche. Uno dei pazienti non aveva intenzione di mettersi al lavoro, gli chiesi il perché di tanta ostinazione e mi sentii rispondere: Perché dovrei disegnare l’albero che ho di fronte? Non ho bisogno di riprodurlo ce l’ho.

Sono gli anni della svolta astratta e delle ormai celebri Bande Colorate. Sperimentatrice anarchica, ribelle e di profonda intellettualità, l’artista si serve di tutti media pittorici per restituire un linguaggio geometrico, strettamente connesso alla natura, e musicale la cui derivazione può essere desunta dall’Orfismo di Sonia Delunay e dalle teorie del colore di Itten e Kandinsky. Il più ricco insegnamento viene dalla musica. Salvo poche eccezioni, la musica è già da alcuni secoli larte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dellartista e creare la vita dei suoni, scrive il padre dell’astrattismo nel 1910.




Quella di Rosanna Rossi è una pittura analitica di ascendenza geometrica fondata sulla serialità del segno, con riferimenti simbolici, che scandisce con gesto mantrico e dove la lentezza ha un ruolo da protagonista. La sua è una visione emozionale che attinge alle partiture musicali dove suoni pause intervalli e silenzi si traducono in piene vuote luci e ombre.

“Cromatica”, attraverso la serie Sonatine concepite a gruppi di tre, riassume i caratteri peculiari della ricerca della più grande artista sarda vivente; dirette discendenti delle Forme Sonate (2005), arrivano a un quindicennio di distanza da queste ultime, e al pari delle stesse sono ordite per variazioni cromatiche, declinate nei toni dei blu, dei rossi, dei gialli e dei verdi fino alle massime sfumature. Texture su un unico tema compositivo che variano d’intensità cromatica, sono il risultato di pennellate di fondo perfettamente calibrate, date per velature e scandite dalla linea ripartita in punta di pennello, come modulo reiterabile all’infinito. Precisione chirurgica e rigore compositivo, mai assoluto poiché incline a valori emozionali, danno luogo a sinfonie cromatiche. Un ritmo segnico continuo che richiama composizioni musicali, brulicanti tessiture dalle inesauribili rifrazioni luministiche che obbligano lo sguardo a percorrerne tutta la superficie cromatica. Sia la musica che la pittura moderna non rappresentano nullaltro che gli elementi di cui sono fatte: colori, linee, superfici e spazi, materie, suoni, timbri, movimento nel tempo, luci e ombre, chiaro e scuro, forte e adagio (..) insomma tutti quei fenomeni che più direttamente influenzano e orientano la nostra esistenza ogni giorno, dichiara Piero Dorazio.




Due Tondi di più grandi dimensioni fanno da contraltare alle Sonatine. Il primo sui toni dell’azzurro, al limite del monocromo, che acquisisce la parvenza del velluto;  mentre il secondo, muovendo dal blu intenso, sfuma per dare spazio ai toni dell’ocra che s’infittiscono gradualmente fino al margine inferiore. Il tondo, simbolo di ciclicità armonia e perfezione, per l’artista assume una valenza di sacralità. Non a caso è una costante del suo percorso artistico, ad iniziare dagli anni Settanta, con un intervento site specific per la Galleria Comunale d’Arte a Cagliari; ma lo ritroviamo, prima nel 1997 poi nel 2002, in due interventi d’arte urbana: rispettivamente nel Grande Cerchio in Piazza Galilei a Cagliari fatto di migliaia di frammenti in vetro verde e marrone e nella Meridiana d’artista per la piazza del Municipio di Quartu Sant’Elena, composta da frammenti di specchi, lastre d’acciaio e cocci in vetro. L’esplorazione della forma tonda prosegue nelle due installazioni dove decontestualizza alcuni oggetti dell’universo domestico (spazzole e pagliette): Pieno era il sole di maggio e Sole di Ferro, entrambe risalenti agli anni Novanta. Mentre pittoricamente lo ritroviamo nel corso degli anni Duemila nelle carte acquerellate di Oscuro Sole di Tenebra e nei pastelli ad olio dei Fiori dell’Apocalisse di San Giovanni. 




È una inesauribile ricerca fatta di continua sperimentazione che si protrae da quasi sessant’anni, quella di Rosanna Rossi, segnata da importanti esposizioni in tutta la penisola e dal sostegno di noti storici dell’arte,  ma non ancora abbastanza celebrata per l’autorevole contributo al panorama dell’arte contemporanea nazionale e non solo.  Poiché,  come sottolineato da Giorgio Bonomi: Rosanna Rossi si pone tra quegli artisti che in un qualche modo hanno affrontato i problemi, e alcune soluzioni, posti dalla pittura “analitica”, italiana, europea e americana. Come capita a tanti artisti della Sardegna (..) che hanno subito in modo eccessivo la distanza e la “sardità”, anche il lavoro straordinario di Rossi ha patito questa situazione, anche se, non possiamo definirlo isolato dato che personalità quali Gillo Dorfles, Lea Vergine e Marisa Volpi si sono occupati con grandissima attenzione e stima del suo lavoro.






Bibliografia essenziale


P. Dorazio, L’œil écoute, catalogo Valente Arte, Finale Ligure 1986.


V. Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, E. Pontiggia (a cura di), SE 2005


R. Vanali, Il duplice sguardo di Rosanna Rossi, in “Geometrie di Confine”, catalogo della mostra omonima al Museo Macc, Cagliari 2015.


P. Klee, Diari 1898 - 1918, Il Saggiatore, Milano 2016.


M. L. Frongia, R. P. Ladogana, M. Marino, Rosanna Rossi Percorsininterrotti, catalogo della mostra omonima alla Galleria Comunale D’arte Cagliari, Ilisso 2017.


G. Bonomi, Segno, Forma, Colore nella Pittura Analitica di Rosanna Rossi, catalogo della mostra omonima alla RES Pubblica, Torino 2017.


R. Vanali, L’arte sarda del XXI secolo. Tra contaminazione e manipolazione, in “Quaderni del Circolo Rosselli” (anno XLII, fascicoli 145-146) KRLS (a cura di), Firenze 2022.


R. Vanali, XXI Arti visive in Sardegna nel terzo millennio, Edizioni La Zattera 2022.

Commenti

I più popolari