Nocefresca: intervista a Francesca Sassu

 

Antico borgo dell’alto oristanese, noto per l’importante tradizione agricola, Milis è il luogo scelto per un programma di residenza stabile e attivo tutto l’anno che, muovendo dagli obiettivi di artisti, designer e digital storytellers, realizza piani personalizzati, sfruttando il sistema internazionale di borse di studio offerte dagli Art Council e dalle Ambasciate, fatti di workshop, studio visit, escursioni, esplorazioni a siti archeologici, incontri col pubblico ma anche con artisti e professionisti del settore. Con spazi di lavoro attrezzati e il coinvolgimento della comunità per un costante scambio culturale. Ne abbiamo parlato con la fondatrice del progetto Nocefresca Francesca Sassu.


Mi parli della genesi del progetto?

Dopo tanti anni di lavoro presso le associazioni culturali sarde e gli assessorati alla cultura delle pubbliche amministrazioni, ho sentito l’esigenza di avviare un progetto indipendente. Sono partita da tutto quello che avevo appreso osservando il territorio da un punto di vista privilegiato come quello di un ente pubblico, che ti consente di avere una visione di insieme, riflettere sul ruolo della cultura nelle comunità e sui modelli di gestione capaci di rendere un progetto sostenibile nel tempo.

Ho deciso così di fare il passo verso l’imprenditorialità, con l’intenzione di costruire qualcosa di duraturo e meno dipendente dal finanziamento pubblico locale, che in questo territorio non dà le sufficienti certezze a chi lavora per la cultura.

Dall’idea alla sua realizzazione sono trascorsi tre anni di studio, analisi del settore a livello internazionale, confronto con artisti di tutto il mondo e partecipazione a incubatori di startup culturali quali Sardegna Ricerche, Ifold, Casa Netural.


Com’è avvenuta la scelta del nome?

In modo abbastanza casuale, o per meglio dire intuitivo.

La prima volta che ho assaggiato una noce fresca è stato a Nughedu Santa Vittoria in occasione di una residenza artistica curata dall’associazione Progetto Contemporaneo. 

Riflettendo sul nome in compagnia dell’artista e grafico pubblicitario Paolo Carta, ho ritrovato alcuni aspetti che potevano ben descrivere gli obiettivi del progetto: la forma del gheriglio della noce richiama quella dei due emisferi del cervello umano, luogo da cui nascono le idee, ma anche le emozioni. La noce, come l'arte e la creatività, è un frutto da cercare: è racchiusa in un guscio, che la protegge nella fase di crescita, ma per gustarla - una volta matura - è necessario aprire l’involucro e sottrarre i vari materiali protettivi. Il termine latino “in nuce” parla di qualcosa che sta iniziando, che è nel suo momento di creazione. Questa delicata fase di inizio, quando per l’artista e il ricercatore ogni risultato è incerto, va sostenuta e tutelata a prescindere dal suo esito, ed è questo che cerco di fare con ogni artista residente.


Quali sono gli obiettivi fondamentali?

Gli obiettivi possono essere osservati da un duplice punto di vista. Da una parte c’è una domanda proveniente da artisti di tutto il mondo che ricercano spazi e tempi per dedicarsi ai propri progetti in un’atmosfera che faciliti la concentrazione e nutra la loro ricerca di contenuti, incontri ed esperienze. In questo la Sardegna può dare tanto e possiamo definirla come un bacino inesauribile di input e stimoli dal forte impatto.

Dall’altra parte, c’è il punto di vista del territorio, la necessità dei borghi rurali sardi di reinventare modelli di sviluppo sostenibili e durevoli e di rinnovare le loro identità senza snaturarla. In questo gli artisti svolgono un ruolo fondamentale nell’indicare e far emergere nuovi modi di osservare quegli aspetti della comunità e del territorio talvolta dati per scontati perchè sepolti dall’abitudine e dalla staticità dello sguardo che li rende in un certo senso invisibili.


Perché proprio la zona di Milis?

Milis è il borgo ideale per questo progetto per tantissimi motivi: le piccole dimensioni che permettono la vicinanza delle relazioni, l’aiuto reciproco e lo scambio, il patrimonio storico, la posizione strategica tra la zona costiera e l’interno dell’isola, tra Cagliari Sassari e Nuoro. Inoltre, la ruralità e il forte legame che l’economia locale stringe con la natura fanno di questo luogo un potenziale e reale terreno di sperimentazione per nuovi modelli di vita sostenibili. Trovo che in questo momento storico più di prima, la tematica del rapporto con l’ambiente sia un ambito su cui è importante direzionare la nostra attenzione, così come la qualità delle relazione umane e della cooperazione.


In quale modo si differenzia dagli altri programmi di residenze?

Rispetto alla residenze presenti finora in Sardegna, la principale differenza sta nell’approccio di lungo periodo. Non si tratta infatti di un progetto occasionale realizzato in forma di evento in un periodo dell’anno circoscritto a poche settimane. Si tratta di un progetto permanente, attivo in questa prima fase per 6 mesi all’anno. Questo fa sì che la presenza degli artisti in un luogo non sia da considerarsi come un “evento”, ma bensì come parte della quotidianità di un borgo dove gli abitanti hanno la possibilità di fruire di esperienze culturali e di scambio internazionale a pochi metri da casa.

L’altra differenza sta nel modello di gestione: trattandosi di un modello imprenditoriale, la residenza è concepita come un servizio che viene erogato a favore dell’artista. Si cambia dunque prospettiva: da un approccio di tipo autoriale, dove l’artista è invitato a partecipare e contribuire a un progetto specifico ideato a monte da un team curatoriale, in questo caso è l’artista che ricerca nella residenza un supporto professionale per lo sviluppo di una sua ricerca senza avere alcun obbligo di presentare un esito finale in residenza. Ciò che noto è che, nonostante non ci sia una tematica specifica stabilita a monte, sta avvenendo naturalmente l’emersione di temi ricorrenti e ambiti di interesse che accomunano gli artisti che scelgono di venire in Sardegna.


A chi è rivolto?

Il programma si rivolge ad artisti visivi, designer, creativi digitali, ricercatori, artigiani e scrittori senza nessun limite di età o provenienza geografica.


Da chi è composto il team e chi sono i partner?

Nocefresca è al momento un’impresa individuale, ma può contare sulla collaborazione di numerose realtà.

L’associazione culturale Pepebianco, attenta a preservare le antiche tecniche di lavorazione artigianale con materiali naturali locali, come paglia, giunco e tifa, è nostro partner anche sul lato della cultura culinaria: fornisce il servizio pasti e organizza per gli artisti in residenza momenti conviviali e di cucina condivisa e reinterpretazione delle ricette tradizionali del luogo.

Il vivaio I Campi, fondato dagli architetti del paesaggio Italo Vacca e Leo Minniti noto a livello nazionale per la sua esperienza nella coltivazione sperimentale di piante adattabili al clima sardo. 

L’impresa produttrice di essenze e cosmetici naturali Arutas, fondata da Nicola Pinna, cittadino milese che cura da generazioni gli agrumeti di famiglia, la cui coltivazione è stata introdotta a Milis dai monaci camaldolesi nel 1200.

L’associazione Tocoele, composta da archeologi e appassionati di antichità, che collaborano agli scavi dei nuraghi della zona e condividono con gli artisti le loro conoscenze ed escursioni esplorative. 

A questi si aggiungono diversi partner dell’ambito artistico regionale: Galleria Mancaspazio, Transhumanza, Progetto Contemporaneo, Occhio, Ottovolante Sulcis, Casa Lussu, No Arte, sono alcune delle realtà che ci supportano e con le quali dialoghiamo. La rete è in continua espansione.


Quali sono stati gli artisti protagonisti delle due edizioni?

I primi tre mesi del programma 2021 hanno visto la partecipazione di 6 artisti: Ramiro Peonveiga, pittore cileno astratto indaga e reinterpreta i pattern della tessitura sud americana e sarda, Marco Loi, fotografo e tessitore vincitore del Premio nocefresca Mancaspazio, Louise Honèe, fotografa olandese supportata dall’art council nazionale, che ha portato avanti un progetto di storytelling visivo sui giovani e i bambini che crescono nelle zone rurali, Zenovia Toloudi, architetto greco con base negli Stati Uniti e con un interesse verso la socialità negli spazi pubblici dei paesi del Mediterraneo, Nick Ramos, illustratore brasiliano residente in Texas, Jennie Lee, scrittrice, coach e insegnante certificata di yoga con base alle isole Hawaii.


Dopo la pausa estiva di luglio e agosto, abbiamo avviato il secondo trimestre che vedrà il coinvolgimento di 14 artisti.

Settembre ha visto la partecipazione di Megan Porpeglia, artista visiva newyorkese attiva nell’ambito della pittura e del disegno contemporaneo, Mary Ellen Childs, compositrice polisensoriale, Mark Hewko, graphic designer e muralista californiano, Lara Hawthorne, illustratrice per l’infanzia con base a Bristol (UK), Oľga Paštéková, pittrice slovacca e Dorota Hošovská, illustratrice e art director slovacca.

Ottobre vedrà la partecipazione di Lynne Brotman, artista tessile texana, Nina Liemola, pittrice finlandese, Carolyn Mason fiber artist californiana e Momo, fashion designer statunitense che starà con noi anche in novembre per disegnare la sua prossima collezione di abiti.

In novembre ospiteremo inoltre Stefano Conti, artista visivo italiano con base in Svezia, Sean Dahlman scienziato botanico, video maker e musicista statunitense, Ellie Mac Bride, scrittrice di San Francisco e Anne Schumann traduttrice letteraria al momento impegnata sulla traduzione inglese del romanzo “Canne al Vento” di Grazia Deledda.


Ci sono state ricadute positive sul territorio?

Lo scambio tra gli artisti e il territorio è stato intenso: siamo entrati nelle case degli abitanti che sono stati aperti e disponibili a condividere conoscenze e saperi tradizionali, in base alle esigenze specifiche di ogni artista: dal fare il pane a esplorare gli agrumeti locali, dal conoscere gli utensili domestici a condividere momenti di convivialità e musica.  visitato i luoghi e le realtà più attive del territorio in ambito culturale e rurale e frequentato il borgo nella quotidianità. Sono nate amicizie e collaborazioni professionali.

Nel mese di settembre, il club sportivo locale ha proposto a uno degli artisti di realizzare un murales nel parco di Milis e così Mark Hewko ha ridato vita a un intero edificio con le sue creazioni geometriche astratte. In questi giorni, l’illustratrice Lara Hawthorne sta portando avanti un murales che ci è stato commissionato dal Comune limitrofo di Simaxis, in collaborazione con la scuola elementare e la biblioteca comunale. Si tratta di un progetto di promozione alla lettura che vede la realizzazione del murales come una tappa finale di un percorso di conoscenza dei libri di Lara, reinterpretazione da parte dei bambini con le loro creazioni e incontro tra l’artista e le classi.

Un’altra ricaduta sul territorio è stato il coinvolgimento professionale di operatori culturali e artisti locali nella realizzazione di workshop, talk e incontri forieri di stimoli, saperi e competenze di origine locale, che hanno costituito una linfa vitale per il percorso di ricerca degli artisti in residenza.


Roberta Vanali

Commenti

I più popolari