Generazione Y - SABETH


É la generazione dell’undici settembre, quella più sensibile al degrado climatico e ambientale. La stessa che diffida di ideologie e politica e a fatica riconosce le gerarchie, che giura fedeltà al brand, possiede una innata predisposizione a viaggiare e soffre di dipendenza da Netflix. La Generazione Y, o Millennials, detta anche la generazione delle tre C - Conneted poiché connessi in rete, Confident per la fiducia in se stessi e Change perché aperti ai cambiamenti -, interessa i nati nell’arco cronologico tra il 1981 e il 1995, ed è la prima generazione globale, nata con la tecnologia digitale in mano, in un ambito di drammatica precarietà. Ha assistito alla fine della cultura del benessere e ora apprezza le strategie di marketing attraverso l’enorme rete di blogger e influencer, con una inclinazione multitasking che fa della condivisione un caposaldo, attraverso spazi in coworking e formule di sharing economy, contrariamente a quanto sempre sostenuto in merito ad una posizione individualistica che assumerebbe. 




L’artista catanese Sabeth, al secolo Elisabetta Lo Greco, fa parte di questa generazione e ne restituisce i tratti distintivi all’interno della sua ricerca estetica fondata sulla pittura digitale, alla quale approda dopo l’acquisizione delle tecniche pittoriche e di quelle calcografiche. Spesso corredate da un piccolo testo esplicativo per dare maggiore forza espressiva, le sue opere sono spaccati di vita di coppia, momenti intimi della quotidianità. Attimi unici e irripetibili che l’artista fa suoi con abilità e analitica osservazione, poiché è la realtà a farla da protagonista. Una realtà che esibisce abitudini e piccoli gesti e che non fa mai trapelare i tratti somatici dei suoi protagonisti che, con diversi escamotage, l’artista preclude ai nostri occhi, perché l’osservatore abbia la possibilità di potersi identificare ed entrare a far parte dell’opera se è vero che “Non c’è cosa più difficile che catturare la forza dell’amore e la potenza dei dettagli. Utilizzo l’arte come tramite per suscitare emozioni e racconto vicende del quotidiano enfatizzando i piccoli gesti. Sono un’inguaribile romantica ed una eterna sognatrice che cerca il modo giusto per emozionare le persone.”




Nella sua personale d’esordio, Sabeth presenta una cospicua selezione di opere di diversi formati, abilmente realizzate con la tavoletta grafica e l’ausilio di Photoshop, connotate dalla raffinatezza di un tratto esperto e deciso alla quale coniuga cromatismi saturi e intensi ad evocare la semplicità dei sentimenti e al contempo tutta la forza dell’amore passionale e sensuale, così come avviene nella monumentale opera autobiografica “Museo” dove l’arte diventa sublimazione dell’amore, esaltazione di un sentimento puro. Museo è lillustrazione che credo parli più di me e della mia storia. Parla di unesperienza personale. Lidea era quella del bacio così intimo da non poter essere visto. Un bacio senza spettatori, un bacio come opera darte nascosta, un bacio che fa invidia agli altri baci” appesi alle pareti dei musei”.  


Elisabetta Lo Greco
, in arte
Sabeth
, nasce a Catania nel 1997. Esperta in disegno, acquerello, pittura a olio, acrilico, pittura su vetro e stoffa, murales, tecniche d’incisione a punta secca, acquaforte e incisione su linoleum, ha una grande esperienza nell’utilizzo della Suite Creative Cloud. Nel 2018 si avvicina all’illustrazione digitale, solo due anni dopo pubblica sulla rivista Titolo la sua prima graphic novel intitolata “Giusto il libro”. Nello stesso anno partecipa alla mostra (C)arte 2020, curata da Giorgio Bonomi e viene selezionata da Roberta Vanali per la rubrica ideata per Artribune Magazine “Laboratorio Illustratori”.
Oggi lavora come grafico freelance e illustratrice e tra le altre ha realizzato le copertine di “Orco Onirico” di Giulia Griseri, “Ti fidi di me” di Enrica Nicolosi, “Crescere” di Gennaro Madera. Ha da poco pubblicato il suo primo graphic novel per New Book Edizioni "Tre fiammiferi".


Testo di presentazione della personale d'esordio di Sabeth (Elisabetta Lo Greco) alla Fondazione per l'arte Bartoli Felter


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