L'Altra Eva
Non
più banali muse ispiratrici dal gusto romantico, tanto meno modelle mute dei
grandi maestri, e neppure compagne o amanti a sostegno di grandi uomini.Bensì donne,
vere artiste che, con grande abilità e coraggio, si sono scagliate contro i più
beceri pregiudizi e in parte li hanno sconfitti. A loro è dedicata questa
mostra.Perché non ci sono state grandi
artiste? Si chiede provocatoriamente la storica dell’arte Linda Nochlin.
Perché alle donne non è stata concessa la possibilità di rivestire il ruolo dell’artista,
di accedere alle accademie o di svolgere la mansione d’apprendista di bottega.
Le Invisibili del mondo dell’arte -
per citare Maria Antonietta Trasforini che all’argomento ha dedicato diverse
pubblicazioni -, sono state relegate nelle mura di casa o nei conventi a sviluppare
le loro attività che si limitavano a quelle arti considerate minori come
miniatura, tessitura e ricamo, ma non solo. Ciò
che più desidero è la libertà di girare da sola, di sedermi alle tuilleries, di
fermarmi a guardare i negozi per artisti, di entrare nelle chiese e nei musei.
Di camminare nelle vecchie strade di notte. Senza questa libertà non si può
diventare uno(a) vero(a) artista. Questa libertà è la metà del talento e i tre
quarti della felicità comune. Mai parole furono più illuminanti come queste
dell’artista russa Marie Bashkirtseff (1859-1884) per comprendere la drammatica
condizione delle donne dell’epoca.
Eppure, da allora, non
molto è cambiato. Galleristi e collezionisti continuano a promuovere artisti di
sesso maschile e anche quando si tratta di riflettere sulla figura femminile a
malapena si trovano opere realizzate da donne. Per non parlare della disparità
dei compensi pecuniari. A tale proposito nasce l’attivismo di Guerrilla Girls,
un collettivo femminista che dalla fine degli anni Ottanta si batte contro le
discriminazioni di genere in campo artistico: Le donne devono proprio essere nude per entrare nel Metropolitan Museum?
Meno del cinque per cento degli artisti del settore dell’arte moderna sono
donne, ma ben l’ottantacinque per cento dei nudi sono femminili. (NY, 1989)
L’Altra
Eva nasce dall’esigenza di dare voce all’ambito artistico femminile,per
indagare la complessità e le contraddizioni della figura della donna in
continua mutazione attraverso lo sguardo esclusivamente femminile e giungere al
di là di quegli aspetti stereotipati, come la seduzione del corpo, e mettere in
evidenza prerogative più profonde, dal momento che, nonostante quell’emancipazione che cerca di difendere
con le unghie e coi denti, continua ad essere Quell’oscuro oggetto del desiderio – per parafrasare Luis Bunuel –
per cui la visione della femminilità è ancora filtrata dalla concezione
maschilista che, sempre più spesso, miete vittime innocenti con la violenza più
sinistra.O donne povere e sole /
violentate da chi / nonvi conosce. / Donne che avete mani / sull’infanzia, /
esultanti segreti d’amore / tenete conto / che la vostra voracità / naturale
non / sarà mai saziata. / Mangerete polvere, / cercherete d’impazzire / e non
ci riuscirete, / avrete sempre il filo / della ragione che vi / taglierà in
due. / Ma da queste profonde / ferite usciranno / farfalle libere.
Con
l’obiettivo di declinare la figura femminile nei suoi aspetti peculiari
partendo da artiste storiche, passando per la generazione di mezzo, per
arrivare ad autrici più giovani ma già ben inserite, sono state selezionate
venti tra le artiste più rappresentative del territorio isolano.
Con
l’abilità manuale che la contraddistingue, Rosanna
Rossi decontestualizza in maniera ludica dei semplice scovolini che
paradossalmente acquisiscono la parvenza di ballerine immobili. Stesso modus
operandi per Caterina Lai che,
muovendo da lavori manuali femminili come panificazione e ricamo, crea i
Licuccos, oggetti in bucchero che ricordano, tra le altre cose, antiche trottole.
E se Maria Grazia Oppo trasforma i “Panni
stesi” in sudari, testimoni di dramma e dolore, Monica Lugas parte dallo stesso concetto per “Amore malato”, site
specific emblema del femminicidio, come si evince dalle bomboniere decorate con
frasi estrapolate dai diari di donne maltrattate, violentate o uccise.
È il processo di
demonizzazione della donna quando osa concedersi vizi, vivere il suo corpo con
disinvoltura o istruirsi, ad interessare Ilaria
Gorgoni, mentre Elisabetta Falqui
si concentra sulle età della donna mediante ritratti di grandi dimensioni ed in
primissimo piano per evidenziarne la bellezza a qualunque età e cogliere la
complessità della personalità di ognuna.
Senza ammissione di colpa è il titolo della monumentale installazione di Giusy Calia & Marzia Lioci (che in questa occasione battezzano il loro sodalizio artistico) che, con raffinatezza e poesia, celebrano la donna nelle sue multiple sfaccettature in maniera non dissimile da quella di Elisa Desortes con il suo scrigno dove racchiude un vero e proprio mondo fatto di sogni e promesse da mantenere. E se la maternità è alla base delle opere in mostra di Maria Lai, la spensieratezza di due donne che discutono davanti all’immensità del mare è il concetto che più coinvolge Giulia Sale, spensieratezza che riflettono anche le due donne in posa, inediti ritratti diRita Thermesrealizzati tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta.
Per Paola
Corrias la donna è un’intrepida guerriera, pertanto restituisce due
drammatici momenti di difesa e attacco in un rigoroso bianco e nero, mentre Kiki Skipi tratteggia aspetti legati a
spiritualità, intimità, empatia e paura, la stessa paura della protagonista
femminile di Fernanda Sanna che
vorrebbe evadere dalla sua casa - un tempo rifugio sicuro -, per mancanza d’amore
domestico, al contrario di Emanuela Cauche
proietta le sue donne in un ambiente acquatico come luogo di protezione,
purificazione e cura.
Alle donne che hanno fatto
parte della vita e delle opere di Modigliani, con un focus su Jeanne Hébuterne,
è dedicata l’installazione fotografica con intervento digitale di Anna Marceddu. Tra memoria e
stratificazione d’idee s’inserisce, invece, il site specific di Giulia Casula che assembla immagini
delle rappresentanti della sua famiglia vissute in diverse epoche. E se Silvia Mei attraverso un crudo
linguaggio art brut delinea i tratti di una madre che ha perduto il figlio e il
dolore di ricordi cupi che emergono dal suo autoritratto, Josephine Sassu elabora forme organiche che diventano organi
sessuali, trasponendoli su stoffa e plastilina. Per concludere, la musicista Silvia Corda elaborala sua performance in
base alla celebrazione dei riti ricorrenti nel mondo femminile o semplicemente alla ripetitività di azioni comuni nella vita di tutti i
giorni.
Bibliografia
Linda Nochlin, Perché non ci sono state grandi artiste? Castelvecchi, 2004.
Chiara Puntil, “Potremmo essere chiunque; siamo ovunque: le
Guerrilla Girls.”, in “Soft Revolution”, http://www.softrevolutionzine.org/2014/guerrilla-girls/,
Web 24 novembre 2014.
M. A. Trasforini, L’artista invisibile. Come il genere ha
cambiato la storia dell’arte, in “Donne d’arte. Storie e generazioni”, M.
A. Trasforini (a cura di), Meltemi Editore, 2006.
M. A. Trasforini, Il genere e la sua rilevanza nel mondo
dell’arte, in “Unife”, http://www.unife.it/progetto/pluralismo/materiale-didattico/materiale-didattico-allegati/Immagini%20per%20modulo%20pluraliso%20e%20genere.pdf,
Web 2015.
Commenti
Posta un commento