Darkkammer - L'universo in una stanza
“Veggo aprirsi una guardaroba, una tribuna, una galleria regia, [..] con un numero grande di vasi, di cristalli, d'agate, di lapislazari e d'altre gioie, e finalmente ripiena di cose rare, preziose, maravigliose, e di tutta eccellenza.”
Fenomeno tipico del pensiero rinascimentale che vede l’uomo al centro dell’universo, capace di dominarlo grazie a nuove scoperte e teorie, la wunderkammer, o camera delle meraviglie, inizia a prendere forma con gli studioli rinascimentali per avere grande fortuna nel periodo barocco fino ad arrivare al XVIII secolo e concludersi con lo sviluppo dell’Illuminismo.
Motivo di ostentazione delle casate nobiliari, era emblema di potenza e magnificenza, infatti palazzi e abbazie erano destinate ad accogliere i grandi ambienti dove si accumulavano raccolte di oggetti rari, bizzarri e straordinari per l’epoca suddivisi in due tronconi principali: naturalia, ovvero tutto ciò che proveniva dalla natura e artificialia, manufatti creati esclusivamente dall’uomo.
Tutti questi reperti andavano a costituire i mirabilia, meraviglie talvolta raccapriccianti con l’obiettivo di ispirare curiosità e stupore. Documentavano “un grande gusto per l’ibrido, per la composizione inaudita, stupefacente di elementi estranei tra di loro. Un modo di creare l'inesistente con l'esistente, mostri di fantasia minutamente composti di parti vere”
Considerata il primo passo verso l’istituzione dei musei, esibiva pareti rivestite di scaffalature dove trovavano posto barattoli in vetro che conservavano feti umani e animali spesso deformi, ma anche vasi, talvolta zoomorfi, che contenevano incensi, profumi, ambre, ai quali si alternavano armadi che custodivano uova di struzzo, mascelle di serpenti, zanne di cinghiali, denti di balena, pelli di orsi polari, noci di cocco lavorate e cassettiere che raccoglievano gli oggetti più piccoli come conchiglie (soprattutto nautilus) pietre rare, gemme, fossili, cristalli di rocca, semi di fiori e frutta esotici.
Non potevano mancare automi, strumenti scientifici, libri e codici miniati, carte geografiche, strumenti musicali, reperti archeologici e opere d’arte ad arricchire le raccolte di esemplari rari, artefatti e grotteschi che venivano incamerati senza un ordine sistematico ma in maniera assolutamente disordinata. Particolare attrazione destavano i mischwesen, creature ibride ad opera dei tassidermisti che diedero origine ad animali fantastici ottenuti dall’assemblaggio di parti anatomiche appartenenti a specie diverse, ad esempio rane con teste di topo o pesci con zampe d’uccello.
Studiare i legami occulti tra microcosmo e macrocosmo, era l’obiettivo sostanziale dei collezionisti che tentavano di impadronirsi dei meccanismi della creazione. La wunderkammer era una “macchina creata per comprendere e dominare la realtà”, quindi non solo si prospettava come luogo di contemplazione ma anche di sperimentazione, per poi divenire meta obbligatoria dei viaggiatori del Grand Tour.
A molti oggetti, che incarnavano una sorta di ready-made, si attribuiva un valore simbolico, talvolta magico, come i denti di squalo che avevano valenza apotropaica. In definitiva la wunderkammer si configurava come una sorta di enciclopedia dell’epoca capace di racchiudere “l’universo in una stanza” e al contempo sbalordire.
1 Galileo Galilei, Considerazioni al Tasso, c. 1589-1595, in Ed. Naz. IX, p. 63.
2 Adalgisa Lugli, Naturalia et Mirabilia, Mazzotta, 2005 p.105.
3 G. Olmi, “L’Arca di Noè. La natura in mostra e le sue Meraviglie” in Stanze della Meraviglia, Bologna, 1997, p. 51.
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