Così lontano, così vicino. Samuele Pellecchia a Cagliari

Rientra nell’ambito della fotografia documentaria per raccontare momenti di vita vissuta senza filtri di alcun genere, il codice espressivo del fotoreporter Samuele Pellecchia al terzo step del suo work in progress Close to Me.


 “Non ho mai creduto che un solo ritratto possa determinare un soggetto, ma credo in una pluralità di immagini che testimonino la complessità della vita.” Non a caso la citazione di Nan Goldin ben si presta a mettere a fuoco il perno della riflessione per immagini di Samuele Pellecchia che propone il terzo step di Close to Me. Serie fotografica intima che, tra pubblico e privato, mette insieme frammenti di vita apparentemente disconnessi. 



Avvalendosi dell’acqua come filo conduttore e di un rigoroso bianco e nero, utilizza il corpo come strumento evocativo per un viaggio interiore che procede per associazione e accumulazione di immagini, nel tentativo di cogliere il caos esistenziale così come si presenta, senza filtri né interventi successivi, con assoluta naturalezza nel bloccare pose e movimenti, nel catturare frazioni di vita e restituirle con poesia. 



La sua è un’operazione introspettiva che scaturisce da viaggi, incontri e foto d’epoca scovate nei mercatini che vanno a costituire un archivio dove attingere a seconda delle necessità. Con le immagini di ieri definisce storie di oggi: vita, morte e sesso sono motivo di ispirazione per l’artista e di riflessione per lo spettatore che s’immerge in un percorso emozionale dove dissolvenze, sfocature, esplosioni ed implosioni scavano nella più cruda realtà. 

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