Il complicato caso della necropoli di Monte Prama



A quarant’anni dall’inizio degli scavi, in mostra per la prima volta tra Cabras e Cagliari, i Giganti di Monte Prama. Che documentano l’eccezionale livello culturale dell’isola tra il IX e l’VIII secolo a. C. Intanto il museo in 6 mesi ha registrato 60.000 visitatori, gli scavi procedono e nuovi reperti affiorano.


Sono il risultato della monumentalizzazione dei bronzetti nuragici del gruppo Teti-Abini (età del Bronzo finale) ma richiamano anche modelli orientali più antichi. Non ha dubbi Alessandro Bedini, che nel 1975 ha dato inizio allo scavo nel Sinis di Cabras proseguito dal 1977 insieme a Carlo Tronchetti, in merito all’analisi stilistica dei Giganti di Monte Prama. L’ipotesi comune ad entrambi li vedrebbe collocati su lastre tombali, con betili e modellini di nuraghi, a costituire un imponente complesso volto a celebrare gli antenati e ad esprimere ed esaltare i valori militari e religiosi della comunità, ovvero una sorta di Heroon. 


Il sito, parzialmente indagato, si estende per una cinquantina di metri a margine di un percorso stradale, su una vasta area adibita a sepolture realizzate in tre fasi principali tra il IX e la fine dell’VIII secolo a. C. All’apertura delle tombe a pozzetto circolare segue la recinzione dell’area con conseguente copertura delle tombe tramite lastroni per finire con la monumentalizzazione dell’area attraverso la statuaria. La terza fase nuragica (900/500 a. C.) in cui si è sviluppata la necropoli, corrisponderebbe all’emergere e al consolidarsi delle aristocrazie, documentate da Diodoro Siculo nel I sec. a.C.


Spesso ricavati da un unico blocco, con un’altezza dai 175 ai 200 cm, i tipi rappresentati per un totale di 24 statue in calcare sono arcieri, guerrieri e pugilatori parzialmente ricomposti tra il 2007 e il 2011, nel Centro di Restauro Li Punti a Sassari, corredati da 12 modelli di nuraghe e 13 betili troncoconici. Frutto del fenomeno culturale orientalizzante che ha caratterizzato l’area mediterranea dall’VIII sec. a.C. presentano influenze dell’area mesopotamica e siriana, nello specifico riprenderebbero gli occhi allucinati e in parte la capigliatura stilizzata che incornicia il viso delle più antiche rappresentazioni plastiche di Tell Asmar. 


La maggior parte è costituita da Pugilatori con guantoni in cuoio, scudo ricurvo sulla testa e calotta sul capo dalla quale originano lunghe trecce. Il petto è nudo e i fianchi sono fasciati da un gonnellino. Indossano invece una tunica gli Arcieri, le gambe sono protette da schinieri e la testa dall’elmo cornuto. La mano destra è sollevata in segno di devozione mentre la sinistra impugna l’arco, posteriormente sono visibili la faretra e il fodero della spada. I Guerrieri esibiscono sul petto una corazza sopra la tunica da cui pende una frangia, in testa l’elmo cornuto crestato. Con la sinistra impugnano lo scudo circolare e con la destra una lunga spada, sono provvisti, inoltre, di cavigliere. 


Completato da modelli di nuraghi e betili - ad evocare la forte identità della comunità e le pietre sacre delle Tombe dei Giganti - l’allestimento ha consentito di accostare ad alcune statue il corrispettivo dei bronzetti nuragici e a visualizzare un sistema di modelli digitali in 3d elaborato dal crs4. Intanto gli scavi continuano grazie al finanziamento di 900.000 € e ai 16 georadar che hanno individuato migliaia di anomalie, ed è recente la notizia di nuovi rinvenimenti che confermano gli evidenti segni della distruzione, ovvero teste decollate, gambe spezzate e occhi violentemente cancellati, probabilmente ad opera dei cartaginesi, ma non si esclude un’operazione da parte dei sardo-fenici contro il principato sardo. 


Considerata l’esigenza di una disanima come parte di un grande complesso, i Giganti ora esposti a Cagliari, e naturalmente i nuovi reperti, saranno trasferiti a Cabras nel momento in cui i lavori d’ampliamento del museo saranno terminati. Ad maiora.




Commenti

I più popolari