I Farnese e le Ambasciate

Scrigno del Rinascimento italiano, Palazzo Farnese spalanca i battenti al pubblico per una mostra storica. Dai fasti farnesiani alla sede dell’Ambasciata di Francia. Cinque secoli ripercorsi attraverso una selezione di capolavori appartenuti ai Farnese, ai Borbone e alla Francia che ritornano per la prima volta a casa...



Colossale, imponente, magnifico, decorato da nobil piazza, e fontane con conche di granito: è insomma una delle meraviglie di Roma, scriveva il Guattani nel 1805 riferendosi al Dado Farnese, così soprannominato per forma e austerità. Commissionato dal cardinale Alessandro Farnese - futuro papa Paolo III - ad Antonio da San Gallo il giovane nel 1513, Palazzo Farnese è un gioiello dell’architettura rinascimentale che alla sua fabbrica ha visto succedersi Michelangelo dal 1547 al 1549 - con l’intervento del cortile interno tra cui il fregio a grottesche e ghirlande -, il Vignola che dirige i lavori dal 1550 al 1573, per concludere nel 1589 con Giacomo della Porta, autore della loggia al secondo piano. 
Luogo solenne e impenetrabile, dalle cui finestre s’intravedono gli affreschi dei fasti farnesiani, apre eccezionalmente i battenti al pubblico per dare sfoggio ad alcuni dei capolavori appartenuti alla famiglia, collocati (virtualmente e non) laddove si trovavano nel XVI secolo a ricreare temporaneamente il Museum Farnesianum. Iniziato dallo stesso cardinale per celebrare la potenza della stirpe - col costante riferimento a Roma antica - e quindi inscindibile dal contesto, nonché protetto dal rigoroso veto di allontanarne la collezione dal palazzo, dopo l’epoca dei grandi sfarzi, i principi di Parma - eredi del cardinale Odoardo - avviano lo smembramento del museo e abbandonano definitivamente il palazzo che dal 1847 è sede dell’Ambasciata di Francia.




Oltre 150 opere tra dipinti, sculture, disegni, monete, ceramiche e oggetti coprono un arco di cinque secoli per ripercorrere l’antica magnificenza di corte ma anche la storia più recente per una visione globale della collezione, in un percorso che attraverso cortile e giardino si snoda dal piano terreno sino a tutto piano nobile. E proprio nel cortile, accanto alla statua in porfido dell’Apollo citaredo, si collocano le sagome dei monumentali Ercole Farnese ed Ercole Latino, comprensibilmente inamovibili dal Museo Archeologico di Napoli dal quale provengono anche la Venere callipige, l’Atlante e la Venere accovacciata, che tra le altre vanno a ricomporre le sale dei Filosofi e degli Imperatori. 
Riprendono posto i Daci prigionieri ai lati del portone del Grande salone e l’antica quadreria rivede la sua collocazione originale grazie al Ritratto di Paolo III e la Danae di Tiziano, Il Cristo e la cananea e una vasta collezione di disegni preparatori - provenienti dal Louvre - di Annibale Carracci, che vanno ad accostarsi alla Madonna del velo di Sebastiano del Piombo e ad alcuni ritratti di El Greco. Modanature, medaglioni, cornici e atlanti si alternano a soggetti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio che culminano con il trionfo di Bacco e Arianna nei celeberrimi affreschi della Galleria dei Carracci, preludio del gusto barocco per forza scenografica, libertà compositiva e imitazione dei materiali.
Chiude il percorso la Sala dei Fasti farnesiani che esibisce una vastissima decorazione ad opera di Salviati completata dai fratelli Zuccari - trionfo delle gesta di Paolo III e delle imprese di Ranuccio Farnese - ora studio, decisamente invidiabile, dell’ambasciatore francese.

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