Architettura di un festival



Prende il via la seconda edizione del Festival di Architettura in Sardegna. Con prestigiosi nomi dell’architettura e del designer ma anche artisti, fotografi e scrittori. Una tre giorni di incontri, dibattiti, esposizioni ed workshop. Per una città che si vorrebbe al centro del Mediterraneo…
Sarà la lezione di Jacques Herzog, con la riqualificazione del complesso minerario di Monteponi, ad aprire la seconda edizione FestArch, Festival Internazionale di Architettura in Sardegna. A seguire una tre giorni particolarmente densa di incontri, dibattiti, mostre e workshop che animeranno l’ex Manifattura Tabacchi grazie all’intervento di 130 ospiti. Non solo architetti ma anche designer, artisti, fotografi, critici e scrittori. Da Rem Koolhas a Vito Acconci, da Oliviero Toscani ad Achille Bonito Oliva, da Peter Saville a Pinuccio Sciola.
Partendo dal concetto universale di viaggio, per analizzare il turismo come esplorazione individuale, ma anche fenomeno di massa e giungere alle conseguenti mutazioni del paesaggio ed il rapporto che intercorre tra esso e l’uomo, il turismo planetario è il tema attorno al quale ruota l’edizione 2008. Prestigioso contenitore proiettato in ambito internazionale ma forse troppo poco addentro a quelli che sono i punti chiave dell’architettura in città. Per saperne di più Exibart ha intervistato Gianluigi Ricuperati, direttore artistico di Festarch con Stefano Boeri.


Com'è nata l'idea di un festival d'architettura?
In auto, una sera d'inverno del 2007, lungo la strada tra Cagliari e Villasimius. Nell'auto del Presidente della Regione Sardegna Renato Soru, guidata da lui medesimo, con Stefano Boeri seduto davanti e io dietro. Tra una curva vista mare e una curva vista roccia si è insinuata la possibilità concreta di fare meglio di altri ciò che stava già allora sembrava un temibile clichè: un festival culturale, nel paese con più festival culturali in Europa.

In quale modo è strutturato l'evento? E lo staff?
Sia la prima edizione che la seconda seguono una struttura apparentemente classica: tre giorni, un weekend, un luogo concentrato, un certo numero di sale. A marcare la differenza, quest'anno, per esempio, è il numero di ospiti e di incontri: una densità impressionante, incontri che avvengono in contemporanea in sale quasi contigue, nello spazio intimo e industriale della Ex-Manifattura Tabacchi di Cagliari, uno spazio che è come un giardino, un set, una galleria di produzione. Lo staff, a parte i due direttori artistici, che siamo io e Stefano Boeri, comprende la direttrice organizzativa, che è il vero motore mobile del festival, Chiara Stangalino, e un gruppo di bravissimi professionisti che nominare a casaccio sarebbe ingeneroso. Una menzione speciale va all'Università di Cagliari, che è la colonna di Festarch anche da un punto di vista istituzionale, nelle persone di Carlo Aymerich, il rettore, e Antonello Sanna, il preside della facoltà di architettura. Tecnicamente Festarch è organizzato dall'Associazione Amici del Festival, che ha base a Torino e che fra poco si trasformerà in Toolbox, un'associazione culturale votata alla produzione di conoscenza in pubblico. Come si può facilmente intuire dalla lunga e complicata sequenza di attori e sponde, si tratta di un felice, difficile, interessante parto plurigenitoriale: da Milano, città di Boeri, a Torino, per arrivare a Cagliari.
Qualche dato tecnico: budget, sponsor e target.
Lo sponsor unico è la Regione Sardegna, in particolare l'Assessorato al Turismo, nella persona dell'Assessore Luisanna Depau. Il budget si aggira intorno al mezzo milione di euro. Target è una parola che preferirei non usare. Festarch è una manifestazione aperta, democratica e gratuita. Architetti, appassionati, persone curiose, di qualunque età, estrazione o provenienza, sono l'obiettivo ideale e reale dei tre giorni di Cagliari. Ma soprattutto, direi, persone curiose. L'anno scorso, di persone curiose di Festarch, ne sono arrivate circa trentacinquemila.



Un festival d'architettura contemporanea in una terra come la Sardegna tendenzialmente conservatrice della tradizione, perché?
Perchè la Sardegna, una certa Sardegna, almeno, incarna mirabilmente il futuro sognato dalla parte migliore di questo paese. L'Italia attraversa un momento difficile, per tante ragioni. La Sardegna, anche per l'architettura, rappresenta un'eccezione che insieme è una via d'uscita e un rebus da risolvere, come tutte le occasioni interessanti di intervento politico, culturale, e anche architettonico.


Quali le novità introdotte rispetto alla scorsa edizione?
Centocinquanta ospiti. Una densità di appuntamenti raddoppiata o forse triplicata. Una maggiore attenzione all'architettura under 50. E Minifestarch, una sezione del festival interamente dedicata a giovanissimi, ragazzi e bambini.


Puntate ad introdurre Festarch in ambito internazionale. Come intendete farlo?
Lo è già, da quest'anno. La partnership con la Serpentine Gallery di Londra e con Storefront for Art and Architecture di New York sono prova tangibile della qualità e della vocazione internazionale di Festarch.


Museo Betile e necropoli di Tuvixeddu. Avente intenzione di scandagliare le problematiche di questi importanti quanto travagliati progetti?
Non ci sono incontri specificamente dedicati a illustrare questi progetti, ma se ci sarà occasione se ne parlerà di sicuro.



La manifattura tabacchi, uno spazio sfruttato solo in occasione del festival. A che punto è il progetto di trasformarla nella "fabbrica della creatività"? E quali saranno gli obiettivi da raggiungere?
La manifattura può e deve diventare sempre di più uno spazio dei cagliaritani e di tutti coloro che visiteranno la città.


Grazie ai nuovi progetti quale direzione prenderà lo sviluppo architettonico della città?
Lo sviluppo architettonico di una città è prima di tutto la conseguenza di un clima culturale, poi la sintesi applicata in questo o quel progetto. Festarch contribuisce o cerca di contribuire con entusiasmo ed energia alla prima di queste istanze.


Qual è la sua opinione sul caso "ampliamento del museo man"?
La mia personale opinione è che Cristiana Collu è una delle persone più vitali e interessanti e di qualità nel panorama spesso asfittico dell'arte italiana, non solo in Sardegna.


Cosa ci riserva Festarch per il futuro?
Festarch deve trasformarsi in istituzione. Un'istituzione per la produzione di conoscenza in Sardegna e in Italia. Questa, almeno, è la direzione in cui mi sembra giusto puntare. Un'istituzione che mantenga la felicità delle situazioni temporanee e l'ancoraggio solido di ciò che è lì per restarci un po'. (r. v. exibart)

Commenti

  1. Anonimo11:03 AM

    Rassegna molto interessante, rimane il forte dubbio del perchè i laboratori di creatività vengono affidati a una scuola privata invece che coinvolgere una scuola come il Liceo Artistico operante a Cagliari (e non solo) nella formazione di base di futuri architetti.

    RispondiElimina
  2. Anonimo4:23 PM

    sei veramente una vipera

    RispondiElimina

Posta un commento

I più popolari